martedì 30 agosto 2011

Che l'inse

Ieri un’amica ha messo su Facebook un post molto semplice. Suona più o meno così: “non conosco una persona tra i 25 e i 35 anni con un lavoro decente e tutti si preoccupano dei piccoli comuni”. Una trentina tra “mi piace” e commenti positivi in poche ore. Che l’inse.

Emblematico. I cambiamenti apportati alla manovra soddisfano le richieste di due categorie: i calciatori di serie A, che non pagheranno il contributo di solidarietà e forse torneranno a giocare; i sindaci dei piccoli comuni, che non spariranno.

Spariranno invece le province e metà dei parlamentari. Ma solo con una legge costituzionale che verrà presentata e discussa, prima o poi, in Parlamento. Sull’abolizione delle province, hanno votato una proposta di legge qualche settimana fa, bocciandola. E comunque, puntuali come un riflesso pavloviano, già si levano alte le voci di protesta. Sul numero dei parlamentari, visto che ormai sono tutti d’accordo, immagino dovremo aspettare pochi giorni al massimo per il primo voto favorevole. O no?

Comunque, per ora, sono salvi i comuni sotto i 1.000 abitanti e i redditi sopra i 90.000 euro. E mentre si consuma questo nuovo capitolo della tragedia italiana, c’è qualcuno capace di spiegare alla CGIL che non dovrebbe fare sciopero. In pratica, il principale sindacato italiano, se ritiene che la manovra contenga scelte dannose per i propri iscritti, dovrebbe fare buon viso a cattivo gioco. Per la concordia nazionale. Per il bene del Paese.

Mentre va tutto bene e meritano anzi universale solidarietà i rappresentanti dei cittadini che scendono in piazza, con tanto di fascia tricolore, contro l’accorpamento dei mini-municipi. Per “difendere la democrazia” hanno fatto una “Marcia su Roma”… Anche le parole non hanno più alcun significato.

Può darsi che mi sbagli, ma temo che un po’ di Italiani si stiano arrabbiando, convinti che chi fa politica sia capace di attivarsi solo per difendere i propri privilegi e le proprie poltrone. E che la già scarsa fiducia nella classe politica stia sparendo del tutto. È da amici dell’antipolitica dire questa cosa? O non è invece il rendersi conto della situazione e il comportarsi di conseguenza l’unico antidoto al prevalere dell’antipolitica e della demagogia?

Io penso che lo sia. E mi auguro che, in un sussulto di ragione, si metta davvero mano alla macchina pubblica italiana. Alla sua pletorica organizzazione, al numero spropositato di poltrone e poltroncine, agli sprechi ed alle clientele. Dovrebbe suggerirlo la gravità della situazione. Dovrebbe imporlo, se non altro, il rischio che tutto il sistema crolli sotto il proprio peso.

A proposito di credibilità della politica e dei politici, penso da tempo che l’attuale legge elettorale sia una delle più clamorose mostruosità che siano mai state partorite – e mantenute in vigore… – da una classe politica. Hanno provato a spiegarmi per quindici anni che il maggioritario non va bene, perché non ha garantito la “governabilità”. Ora che il "proporzionale alla porcella" ci ha regalato il “governo” dell’Unione e quello di Scilipoti, cos’altro diranno per convincermi?

Non lo so e non mi interessa. Io mi metto a raccogliere le firme. Per tornare al Mattarellum: collegi uninominali e maggioritario a turno unico. Chi vota, sceglie il parlamentare e il governo. Punto.

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