martedì 30 agosto 2011

Che l'inse

Ieri un’amica ha messo su Facebook un post molto semplice. Suona più o meno così: “non conosco una persona tra i 25 e i 35 anni con un lavoro decente e tutti si preoccupano dei piccoli comuni”. Una trentina tra “mi piace” e commenti positivi in poche ore. Che l’inse.

Emblematico. I cambiamenti apportati alla manovra soddisfano le richieste di due categorie: i calciatori di serie A, che non pagheranno il contributo di solidarietà e forse torneranno a giocare; i sindaci dei piccoli comuni, che non spariranno.

Spariranno invece le province e metà dei parlamentari. Ma solo con una legge costituzionale che verrà presentata e discussa, prima o poi, in Parlamento. Sull’abolizione delle province, hanno votato una proposta di legge qualche settimana fa, bocciandola. E comunque, puntuali come un riflesso pavloviano, già si levano alte le voci di protesta. Sul numero dei parlamentari, visto che ormai sono tutti d’accordo, immagino dovremo aspettare pochi giorni al massimo per il primo voto favorevole. O no?

Comunque, per ora, sono salvi i comuni sotto i 1.000 abitanti e i redditi sopra i 90.000 euro. E mentre si consuma questo nuovo capitolo della tragedia italiana, c’è qualcuno capace di spiegare alla CGIL che non dovrebbe fare sciopero. In pratica, il principale sindacato italiano, se ritiene che la manovra contenga scelte dannose per i propri iscritti, dovrebbe fare buon viso a cattivo gioco. Per la concordia nazionale. Per il bene del Paese.

Mentre va tutto bene e meritano anzi universale solidarietà i rappresentanti dei cittadini che scendono in piazza, con tanto di fascia tricolore, contro l’accorpamento dei mini-municipi. Per “difendere la democrazia” hanno fatto una “Marcia su Roma”… Anche le parole non hanno più alcun significato.

Può darsi che mi sbagli, ma temo che un po’ di Italiani si stiano arrabbiando, convinti che chi fa politica sia capace di attivarsi solo per difendere i propri privilegi e le proprie poltrone. E che la già scarsa fiducia nella classe politica stia sparendo del tutto. È da amici dell’antipolitica dire questa cosa? O non è invece il rendersi conto della situazione e il comportarsi di conseguenza l’unico antidoto al prevalere dell’antipolitica e della demagogia?

Io penso che lo sia. E mi auguro che, in un sussulto di ragione, si metta davvero mano alla macchina pubblica italiana. Alla sua pletorica organizzazione, al numero spropositato di poltrone e poltroncine, agli sprechi ed alle clientele. Dovrebbe suggerirlo la gravità della situazione. Dovrebbe imporlo, se non altro, il rischio che tutto il sistema crolli sotto il proprio peso.

A proposito di credibilità della politica e dei politici, penso da tempo che l’attuale legge elettorale sia una delle più clamorose mostruosità che siano mai state partorite – e mantenute in vigore… – da una classe politica. Hanno provato a spiegarmi per quindici anni che il maggioritario non va bene, perché non ha garantito la “governabilità”. Ora che il "proporzionale alla porcella" ci ha regalato il “governo” dell’Unione e quello di Scilipoti, cos’altro diranno per convincermi?

Non lo so e non mi interessa. Io mi metto a raccogliere le firme. Per tornare al Mattarellum: collegi uninominali e maggioritario a turno unico. Chi vota, sceglie il parlamentare e il governo. Punto.

lunedì 29 agosto 2011

Mariuoli, vent'anni dopo

Non volevo parlare di Sesto San Giovanni. Ma lo fanno tutti ed è giusto non sottrarsi. Specie se da quelle parti ci passerai presto molto tempo.

Non mi appassiona la discussione sulla prescrizione. Se Penati debba rinunciare e farsi processare, o no. Fatti suoi. Che dovrebbe dimettersi anche da consigliere regionale l'ho detto da tempo. Non lo fa e non glie lo chiedono. Pazienza.

Per me il problema è politico. E riguarda come si gestisce la cosa pubblica. Quali rapporti si tengono con gli imprenditori (edili), come si governa il territorio. Ha a che fare con la visione della politica e degli affari, con la modernità per come l'abbiamo intesa e praticata - e propagandata - negli ultimi vent'anni.

Penati non è stato solo l'uomo forte della segreteria di Bersani. Del quale immagino verranno presto chieste le dimissioni. In quella logica da "guerra per bande" che ormai, sola, tiene in piedi il gruppo dirigente del Pd. Tutto.

Penati è stato per lungo tempo il simbolo vivente dell'atteggiamento moderno che avrebbe dovuto farci riconquistare la Lombardia. E il Nord. Era la modernità degli ex comunisti convertiti al mercato senza mercato. Alla confusione tra la libertà d'impresa e l'andare d'accordo con chi costruisce case. Si è pensato per molto tempo che questo fosse il metodo giusto, anzi l'unico, per governare realtà complesse e confrontarsi con gli interessi economici presenti nella società. E per "battere le destre" nelle loro roccaforti settentrionali.

Insomma, un metodo di governo e un sistema di potere. Persino una forma mentis, che ha segnato il modo di pensare e di governare di una parte cospicua del Pds-Ds-Pd. Che lì in mezzo ci fossero anche dei mariuoli, importa pochissimo. Come sapere se e quante banconote avesse in tasca Mario Chiesa vent'anni fa, quando fu arrestato. Non è questione di mariuoli, come non lo era allora. È un problema politico. Appunto.

Parlando di politica, oggi al Nord e a Milano le elezioni le abbiamo vinte. Con un candidato che con quell'idea di modernità c'entra niente. Uno che, nella visione post-comunista, veniva considerato "sfigato". Antico, in ogni caso perdente.

Oggi Stefano Boeri, che di Pisapia fa il vice, invoca una "rigenerazione" del Pd milanese. Quello lui conosce. Io penso che serva a tutto il partito. Non per cacciare i ladri. E nemmeno per cambiare il segretario o chi comanda a Roma. Per cambiare tutto, prima che siano gli eventi a cambiare il nostro piccolo mondo. E a spazzare via le certezze di chi sta tranquillo da quarant'anni.

Tra Mario Chiesa e la fine del Psi trascorse un anno. Ed erano tempi migliori di questi.

venerdì 26 agosto 2011

Botteghe Oscure reloaded

Veltroni ha scritto a Repubblica. Non so quanti se ne siano accorti, ma ha scritto. Ho pensato di doverlo leggere. E l'ho fatto, persino superando senza incazzarmi le prime cento righe.

Dove ti spiega che vent'anni fa non c'erano i computer nelle case. E che tutti facevano gli operai. E che le rivolte arabe sono quasi un '68, ma non altrettanto fighe. E che alla fine, o c'è il riformismo o l'involuzione autoritaria. E che servono i pensieri lunghi. Altro che le semplificazioni linguistiche della rete: "pollice in su o in giù". Sembra una di quelle catene che girano in rete... "Noi che usavamo i gettoni e le audiocassette, che ci sbucciavamo le ginocchia ecc." Favolosi anni '80!

Ecco, se riesci a superare le prime cento righe, poi arrivano le proposte. Che, potrebbe sembrare una buona notizia, non sono granché diverse da quelle del Pd. Perché farle allora? Mah.

Una grande riforma della pubblica amministrazione, la valorizzazione del patrimonio pubblico, dimezzare subito il numero dei parlamentari, combattere l'evasione fiscale e un nuovo patto per il lavoro.

Ecco, ottime idee. Ma mi resta un timore. Ho l'impressione che le folle non stiano accorrendo per acclamare la nuova proposta riformista. Così come non accorrono a votare per il Pd. Ci dev'essere qualcosa che non va.

Forse dipende dalla credibilità di chi presenta la proposta. Forse perché un cittadino qualunque potrebbe chiedersi e chiedere, ad esempio, come mai la riduzione dei parlamentari non l'abbiamo fatta finora. O la semplificazione dell'elefantiaca macchina amministrativa. O la giustizia più rapida, il voto agli immigrati, i diritti dei gay. Finora, quando eravamo al governo. E Veltroni ci è stato. Come Bersani. Come D'Alema. Come tutti, del resto.

Forse il problema non è la proposta. Ma chi la fa. E forse, dopo Bossi e Berlusconi, chi vorrà qualcosa di nuovo andrà a cercarlo altrove. Come già succede, a guardare i sondaggi. Ma va?

E intanto noi stiamo qui a discutere con lo schema del '94. quando Berlusconi vinse per la prima volta e il Pds si divise su D'Alema e Veltroni. E se uno parla di Penati gli rispondono "Calearo".

E se uno, per essere al passo coi tempi, ti spiega quanto fosse riformista un partito sciolto 21 anni fa, gli altri fanno una cosa e la chiamano "Frattocchie 2.0". Che io ci ho pure dormito un paio di volte a Frattocchie. E infatti non sono più di primo pelo.

Botteghe Oscure reloaded. Ma si può?

mercoledì 24 agosto 2011

Notti magiche...

Altri due giorni al mare con la mamma e ritorni ragazzino. Quando ci stavi un mese e venivi indietro per andare a scuola. Se poi anche i protagonisti della vita pubblica sono gli stessi, ti sembra che vent'anni non siano proprio passati.

I protagonisti: Muhammar Gheddafi, che sta cadendo. Finalmente. E Lucacorderodimontezemolo, che scende in campo. Forse. E giá questo dice molto: guardi il Mediterraneo e ti chiedi se sia davvero questa la sponda giusta.

Ma c'è poco da fare. Specie se a far salire le quotazioni del supermanager sono, con la loro assenza di strategia, quelli che inorridivano a sentir parlare di Papa straniero. Del candidato esterno al Pd da proporre come Premier.

Oggi, di fronte alla crisi, il Pd rispolvera la "responsabilità nazionale". E lo fa perché "lo chiede Napolitano". E fa le sue controproposte: patrimoniale, reintrodurre il falso in bilancio, accorpare piccole provincie e piccoli comuni, recuperare l'evasione fiscale ecc...

Poi però sul territorio ognuno dice quello che gli pare. Dalle mie parti, per dire, siamo contro l'accorpamento dei piccoli comuni. E pure delle province. Altro che chiuderle tutte, come servirebbe. C'è chi vorrebbe tagliare le pensioni. E chi si spaventa a parlare di tasse alla Chiesa. Ognun per sé e Dio per tutti.

Che poi sulle tasse alla Chiesa non hanno tutti i torti. A meno di voler aprire il discorso su tutte le associazioni. Ma sarebbe un lungo discorso.

Poi nessuno parla di società pubbliche. Del patrimonio che c'è dentro. Di come usarlo per salvarci. Di come far bere il cavallo del mercato per creare qualche sviluppo. Di costi della politica e di clientele che in quelle società ci sono e resistono a ogni riforma. Tabù.

Se andiamo avanti così, arriverà eccome Lucacorderodimontezemolo. Sotto il cielo di un'estate italiana, diremo pure che ci piace. E magari ci vinceremo le elezioni. E tutti avranno un posto. Ci saranno ministri e più posti in Parlamento per noi. Sempre che non li dimezziamo davvero, i parlamentari.

Voglio crederci ancora una volta. Ma la modernità non abita da queste parti.

venerdì 19 agosto 2011

Mica sono di Alessandria

Ieri mi hanno spiegato che "se sei sul Dagospia al gianduia vuol dire che vai forte". Me lo han detto in quattro o cinque e quasi ci credo. Dice che tutti lo leggono, ma tutti dicono di non leggerlo. Boh, io ne ignoravo l'esistenza. Giuro. Ma io sto a una cascina.

Scontro generazionale tra quarantenni e sessantenni in provincia di Alessandria. E i ventenni "nicchiano". Fin qui ci siamo e sembrano anche ben informati... poi ci sono un paio di belinate.

Per dire, i "giovani turchi". Sono quelli che han fatto la rivoluzione e dopo hanno massacrato il popolo Armeno. Ecco, sarò anche giovane. Ma giovane turco mai.

E non sono nemmeno "dirigente d'azienda". Magari. Io mica sono il manager. Non scherziamo: manco sono un dirigente politico, io.

Questi dello Spiffero mi affiancano all'amico Corrado Parise. In effetti con lui ho in comune due cose: l'età (quasi) e il fatto di prendere schiaffi. Non è poco, ma nemmeno abbastanza.

Che poi io vivo a Novi Ligure. E tra undici giorni vivrò in un'altro comune un po' più lontano. Sopra i 1.000 abitanti, tra l'altro. Chissenefrega di cosa penso io delle primarie alessandrine? Spero ardentemente nessuno.

E comunque, se qualcuno ci fosse, dirò che non mi dispiace Mauro Buzzi. Che era la mia controparte, quando stava al sindacato e io facevo l'ass al personale. Mi sembra che abbia idee buone. E piglio giusto. E poi si è candidato, che non è poco.

E ha pure suggerito, per salvare il bilancio di Alessandria, di fare come a Novi. Dai che qualcuno se n'è accorto. Merci.

giovedì 18 agosto 2011

Dando i numeri

Sostiene la mia autrice preferita che il mio mestiere sia "fare i conti". Roba forte, dice lei. E io dico: sempre meglio che dare i numeri.

Ieri mi sono messo a farne un po'. Di conti. Dopo qualche ora di piscina. E prima di bucatini all'amatriciana più abbacchio alla scottadito. Ottimi. A Milano, ma in Porta Romana.

Pensavo ai microcomuni e a quanto poco ci costano. Ok, sempre meglio un comune di 100 abitanti di un calciatore di serie A che fa i capricci per non pagare il "contributo di solidarietà". O del Bossi montanaro che promette il tfr in busta paga. Come se ci fosse ancora, il tfr.

Comunque, siccome "fare i conti" è il mio mestiere e forse anche una passione, ne ho fatto qualcuno.

Trasferimenti statali ai comuni per abitante. Questa pulce nell'orecchio me la misero i leghisti, quando si lamentarono di un comune vicino Napoli che prendeva il doppio dei soldi di Novi. Pro capite. Dallo Stato. Feci due ricerche e trovai un bell'elenco di comuni piccoli e piccolissimi che ne prendevano per così di più. Più di Novi. Più di Marano di Napoli.

Ma vediamo questi numeri. Che stanno sul sito del Ministero dell'Interno. Cercare per credere.

Novi Ligure riceve nel 2011 5.036.227 euro. E ci abitano 28.687 persone. I comuni del Novese con meno di 1.000 abitanti hanno in tutto 8.591 abitanti. E ricevono in totale 3.199.578 euro.

Dunque, per ogni residente a Novi lo stato trasferisce 175,56 euro. Per ogni residente in un piccolo comune, ne trasferisce 372,43. Più del doppio.

Ma si dirà, ci sono i comuni di montagna. Mica si possono fare confronti. Giusto. Vediamo il dettaglio. Nei comuni di montagna (Voltaggio, Parodi, Cabella, Cantalupo, Carrosio, Fraconalto, Albera, Rocchetta, Mongiardino, Roccaforte e Carrega) vivono 4.498 persone. E lo Stato trasferisce 1.780.512 euro. Negli altri piccoli comuni abitano 4.093 persone. E lo Stato trasferisce 1.419.065 euro. Non c'è correlazione.

La correlazione - inversa - c'è invece con la popolazione. Più diminuisce il numero dei residenti, più aumenta il contributo statale per ogni abitante. Come da grafico.

Ora, sappiamo che molti amministratori nei microcomuni non ritirano i gettoni. Gesto nobile, ma non so quanto democratico. E far lavorare la gente gratis temo non sia la strada giusta per selezionare i più bravi. Ma non dipende da loro, va detto. Non è questione di costi della politica.

Nessuno diventa ricco perché esistono comuni con 100 abitanti. Ma tutti diventiamo un po' più poveri, forse. Forse perché le inefficienze e le diseconomie di scala - termine col quale mi attirerò le ire della mia autrice preferita, che non mi faccio proprio capire... e infatti si è incazzata, ma vuol solo dire che più sei piccolo più costi, perché le spese fisse son sempre quelle - sono il vero problema.

E forse è anche vero che non si risolvono - tutte e subito - togliendo i comuni sotto i 1.000 abitanti. E forse è vero che servirebbero accorpamenti studiati meglio. Ma intanto quelle inefficienze ci sono. E se non c'è più un euro, forse non ce le possiamo più permettere. Per questo io penso che l'accorpamento dei piccoli comuni sia, non solo giusto, ma necessario. Ecco.

domenica 14 agosto 2011

Come non detto

Uno se ne torna da Londra, tutto contento per non averle prese. Né dai rioters né da nessun altro. Se ne torna dopo una serata di chiacchiere sui ritardi della Patria e sulle opportunità australiane e si ritrova con una manovra da 45 miliardi di euro.

Roba da fine del mondo. Soprattutto per qualcuno. Non certo per chi guadagna più di 90.000 euro all'anno, che gli fanno il solletico. Nemmeno per chi ha venti appartamenti, che di patrimoniale non se ne parla. Roba da paesi civili, quella. Penso più che altro ai molti amministratori che perderanno il comunello o la provincetta. E che già mi vedo pronti a “reagire”.


Ma vediamo.
Chiudere i comuni con meno di 1.000 abitanti è giusto? Forse no, perché il criterio demografico può fare brutti scherzi. Per dire, rischi di chiudere tutti i comuni della Val Borbera e tenerti Basaluzzo. O Pasturana.

Chiudere le province sotto i 300.000 abitanti è giusto? Forse no, se finisce che chiudi Matera e Trieste. E ti tieni Monza & Brianza.

Ma ancor meno giusto - forse - è il nuovo mostruoso taglio di soldi ai comuni. Tutti: grandi, piccoli, di pianura e di montagna. E forse, quei risparmi tanto urgenti si potrebbero fare in altro modo.

Ad esempio: le province le cancelli tutte. E il criterio per accorpare i comuni lo estendi un bel po'. Così non fai torto a nessuno. Né a chi abita a Cabella Ligure. Né a chi abita a Pasturana.

La verità è che un comune di mille e qualcosa abitanti, ma anche di duemila - col sindaco, la giunta, il consiglio comunale, il municipio e tutto il resto - non serve a niente. La verità è che i piccoli comuni, di loro, non erogano servizi. Se non in forma associata. O appoggiandosi ai comuni più grandi. Succede per le pratiche più complesse, per la polizia locale, per i servizi sociali, per l'acqua, per i trasporti, per i servizi alle imprese, per i rifiuti. E cos'altro fa un comune?

La verità è che le province possono essere abolite. Tutte. E che le loro "competenze" si possono gestire in altro modo. Senza presidente, senza giunta, senza consiglio, senza auto blu. Che le scuole possono ben gestirsele i comuni dove hanno sede (e oggi è solo un gran casino, dove ci sono edifici in parte "comunali" e in parte "provinciali"). Che i rifiuti si gestivano fin troppo bene coi consorzi, senza bisogno di inventarsi una nuova competenza provinciale. Che il "sostegno ai piccoli comuni" non serve se i piccoli comuni non ci sono più. Restano le strade. Ma davvero qualcuno pensa che serva mantenere le province per gestire le strade extracomunali? Poi ci sono le fiere del tartufo.

Ho letto le sette controproposte del Pd. Che vuole dimezzare le province e "accorpare i piccoli comuni". Manca solo il criterio per decidere se un comune va mantenuto o chiuso. Così nessuno si incazza. E già qualcuno dal mio Piemonte - che ha il record dei microcomuni - dice che non è chiudendo quelli che si risparmiaVabbè, come non detto.
Buon Ferragosto.


Post Scriptum: a chi è pronto a rispondermi che i piccoli comuni sono presidio del territorio e delle tradizioni, dico di farsi un giro a Merella. che è una frazione. Di dare magari un'occhiata alla chiesa, ristrutturata coi guadagni delle tre sagre che fanno d'estate. E due sono nelle prossime settimane.

mercoledì 10 agosto 2011

Manubrio goes to London


Vado a Londra. Come direbbe mia nonna, che Dio ce la mandi buona.

Se non altro per scaramanzia, negli ultimi giorni ho pensato parecchio a ciò che sta succedendo in quelle strade. Mi è tornato in mente il primo corso che ho seguito all'università. Economia politica uno. Lì ti spiegavano pure la solidarietà in termini economici. Con le curve di indifferenza. Io che ero un po' comunista mi incazzavo. Ma il discorso filava.

In pratica, perché uno che ha due soldi in banca è disposto a pagare le tasse per aiutare i più poveri? Per solidarietà? Perché è giusto? Per motivi ideologici o religiosi? Manco per niente! In verità, ai ricchi dà fastidio vedersi attorno un sacco di gente povera e mal vestita. E soprattutto, i ricchi hanno paura di prendersi una coltellata quando escono in strada. Da qualcuno meno ricco di loro. Poi uno prova con le maniere forti, ma dopo un po' si accorge che non servono. E che un poveraccio incazzato mena più forte di un poveraccio tranquillo. Quindi, conviene aiutare i poveri ad essere meno poveri. Non che sia giusto, ma conviene.

Fa un po' schifo. Però è ragionevole. In Inghilterra se lo son dimenticati e il risultato è questo qui. Era già successo in Francia. Dove, a parte il “racaille!” che portò Sarkozy all'Eliseo, non mi pare abbiano fatto molto per rimediare allo sfracello sociale che incendiò le banlieu. Nel Regno Unito, quando la rivolta si placherà, guadagnerà qualche voto il British National Party. E arrivederci. Certo, se Blair avesse pensato un po' meno alle guerre giuste e un po' di più a questi problemi...

Vabbé, ma in Italia? Eh, ma in Italia mica ci sono i sobborghi pieni di immigrati coi ragazzini organizzati in gang rivali. Mica è la stessa cosa. Ah no, forse no. D'altronde c'è solo da aspettare. Aspettare cosa ne diranno i ragazzini che oggi vanno a scuola, quando scopriranno a diciott'anni che loro no, non sono mica italiani. Loro che sono andati a scuola in Italia, che hanno giocato al pallone in Italia, che parlano l'Italiano con il nostro accento. Loro no. Bossi-Fini e camminare.

Ecco, se non altro per evitare guai peggiori, sarebbe meglio occuparci anche di questo. Ius soli, dicono i giuristi. Se sei nato qua, sei di qua. Che tra l'altro, non costa niente. E non c'è da convincere nessuno a pagare tasse per questo. Che cogli Italiani è  tanto difficile.

lunedì 8 agosto 2011

Da a cianûa a u meü (dalla pianura al mare)



Sono stato due giorni in Liguria. Dove si prende il sole e si mangia il pesce. Poi se è nuvoloso e hai un raffreddore che non ti fa sentire nessun gusto, non è che ti puoi lamentare. Con tutti i problemi che ha la gente, poi.

Ho letto qualche giornale. Mi pare di capire che a Genova ci sia un po' di casino. Ma non ho capito se bisogna stare con la Vincenzi o con la Pinotti. Che mi sono simpatiche tutte e due. Anche se la seconda mi voleva annettere alla Liguria. Con tutta Novi, dopo la radiosa gaffe di Edita Pucinskaite a Bolzaneto: "Per me la Liguria è una seconda casa e torno sempre volentieri al vostro bellissimo Museo dei Campionissimi". Gelo in sala. Io gongolavo. Tiè!

A parte gli scherzi, c'è un po' di casino. E quando in una città ci hai quasi vissuto per qualche anno, un minimo ti devi preoccupare.

Ho letto due assessori: Ranieri e soprattutto Farello. Uno che è giovane, ma bravo. Cioè, è bravo nonostante sia giovane. Un mezzo miracolo. E sorride pure, mentre fa l'Ass al traffico a Genova. Beato lui.

Credo di aver capito una cosa: di 'sti tempi amministrare i comuni son cazzi. Ma va? La campagna per le primarie genovesi parte da una critica alla giunta. Che ha fatto poco. E ha pure aumentato il biglietto dell'autobus. E qualcos'altro. Gli assessori spiegano che hanno fatto questo e quello. E che son tempi difficili. E che i soldi non ci sono. "E noi siamo lì a discutere se cambiare un sindaco perché ci sono le buche nelle strade".  Che non si riempiono con le idee, ma coi soldi. Che mancano.

Gli assessori chiedono di essere giudicati per quello che hanno fatto. Il Partito, sembra di capire, è un po' distante. Forse è debole. Ma la giunta, che governa, non ha interesse ad un Partito debole. 
Mi sembra che Farello abbia ragione. Ecco.

In ogni caso, un bel casino. Non vorrei proprio essere al loro posto.

venerdì 5 agosto 2011

Rane e preghiere

Nei momenti di vera difficoltà, ognuno si rivolge a ciò in cui crede. È un bisogno umano elementare, cercare qualche certezza nel pieno della tempesta. Ciascuno poi sceglie a chi o cosa rivolgersi. Ma il meccanismo è sempre lo stesso.
Le borse crollano. I titoli di Stato crollano. L’Italia rischia di crollare. Tutta, sotto il peso della speculazione. E dell’incapacità della politica di affrontare il problema – grave, tragico, potenzialmente mortale – come farebbe qualunque persona normale che si trovasse di fronte al rischio concreto di trovarsi da un giorno all’altro senza lavoro, senza casa, senza più niente.
Qualcuno ha capito che questa è la situazione? No. Non l’ha capito Berlusconi. Ma lui, ormai, cosa capisce? Inutile pretendere. Non lo abbiamo capito noi. Che continuiamo a trattare la crisi come un’occasione per mandare a casa – finalmente – Berlusconi. Ma pensiamo che, per il resto e per il dopo, possa essere business as usual.
Manco un po’, cari amici e compagni. Capisco sia difficile comprenderlo per chi considera normale tenere in casa 11.000 euro in contanti per le spesucce quotidiane. Ma sarà meglio che ci diamo una svegliata. Alla svelta.
O forse mi sbaglio. Forse sono troppo pessimista. Forse abbiamo capito. Forse, il fiorire di petizioni alle divinità di questi ultimi giorni è un segnale di consapevolezza che può trasformarsi in speranza di cambiamento. Forse è paura da cui potrebbe nascere un’azione.
Ognuno si rivolge a ciò in cui crede. Sarà per questo che il Parlamento riaprirà solo a settembre, per consentire il pellegrinaggio in Terra Santa di un nutrito gruppo di deputati e senatori. Che non potevano andarci in agosto, come tutti i comuni cristiani. Ora et non labora.
E sarà sempre per questo che, tra le notizie sul muro di facebook, oggi ho visto resuscitare addirittura Carlo Marx. Come diceva lui, forse siamo al collasso del capitalismo. O forse siamo al collasso. E basta.
E noi? Noi sezioneremo le rane (Мы препарировать лягушек). Sperando che non ce le ammazzino tutte prima.

giovedì 4 agosto 2011

I Ragazzi dell'85

Il 4 Agosto è il giorno dei fuochi d’artificio. Il 4 Agosto del 1985 io non avevo ancora compiuto dieci anni. Proprio quel giorno, Barack Obama ne compiva ventiquattro. E Pippo Civati ne compiva dieci. Coetanei.
Quello stesso giorno, nella nostra piccola città, si consumava la vicenda da cui tutto è cominciato. E dura da quasi trent’anni. E vorrebbe durarne una quarantina. Il 4 agosto del 1985, il consiglio comunale eleggeva il primo sindaco socialista del dopoguerra, sostenuto da una coalizione che escludeva il Partito Comunista Italiano. Forte di un enorme consenso elettorale, il PCI protestò duramente contro il tradimento dei socialisti. Lo fece con Mario Lovelli, consigliere anziano. Ma solo per numero di preferenze. E con il capogruppo, Rocchino Muliere. Il mio amico Gianni Bellasera, che anche lui compiva gli anni, era a festeggiare il compleanno altrove.
Qualcuno sorride quando parlo dei “Ragazzi dell’85”. Ma c’è poco da ridere. Anche perché, se poi passi trent’anni a discutere – magari persino a litigare, qualche volta – sempre nella stessa compagnia, finisce che ti ritrovi a parlare la stessa lingua. Lessico famigliare. Quello che c’è in ogni famiglia. Appunto. Che parlano tutti, anche quando si stanno sulle balle.
Questa è la mia sensazione leggendo l’amico Daniele Borioli che parla delle primarie nel capoluogo. Parla di quelle, dunque non ce l’ha con me. E menomale. Ma lo preciso, che sennò poi dicono che ho la “sindrome da assedio”.
“La politica si fa con le idee, e con le proposte, e non con la carta d’identità”. Questa l’ho già sentita. E “i giovani in fin dei conti hanno sempre lo spazio che si meritano, ossia che sanno conquistarsi con il confronto politico, anche duro quando serve”.  Ecco bene. Resta qualche dettaglio trascurabile. Tipo fare il confronto duro con chi di politica vive, se hai qualche altra cosa da fare durante il giorno. Ma, appunto, son dettagli.
A proposito di idee. Quelle che mancano ai giovani. Lo scorso anno, quando mettevamo in ordine i conti del Comune con qualche scelta un po’ drastica, mi spiegavano che non era il momento di essere rigorosi e impopolari. Che c’erano le elezioni regionali. Qualche mese fa, quando per tenere in ordine i conti del Comune abbiamo tagliato una milionata di spese, mi spiegavano che ad Alessandria facevano il contrario. E la gente avrebbe visto che loro facevano. E noi no. E che il rigore va bene, ma pure il consenso… il primato della politica, che diamine!
Queste sono le mie idee. Per un confronto politico, anche duro quando serve. Magari coi nostri avversari. Ad esempio, se qualcuno ne avesse voglia, potremmo raccontare come gestiscono i soldi pubblici i nostri giovani amministratori. Finché ci sono. E come lo fanno gli altri, che son più bravi. E io nemmeno insegno all’università. Uff.

mercoledì 3 agosto 2011

Propensione alla liquidità

Quando andavo all'università, qualche professore molto ottimista profetizzava la scomparsa del denaro contante. Con l'Euro e tutta quella monetaglia di metallo, carte di credito e bancomat avrebbero sostituito quasi del tutto il contante.


La profezia non si è avverata. Hai voglia a spiegare che la moneta elettronica è così funzionale e tanto più sicura delle banconote. Che possono sempre rapinarti. Gli Italiani mantengono un'elevata propensione alla liquidità. Così la chiamano. Come mia nonna, che metteva in fila sul tavolo le banconote da 50 e da 100mila lire quando tornava dalla posta con la pensione in borsetta. Non l'hanno mai scippata. Ed è una specie di miracolo, pace all'anima sua.

Certo ci vorrebbe qualcuno a dare il buon esempio. Chi ha studiato queste robe all'università, ad esempio. O chi fa politica. E viaggia molto. Ecco, ad esempio io conosco qualche persona che viaggia parecchio per lavoro. Anche all'estero. E usa quasi solo la carta di credito. Che è pratica dappertutto. Ma che fa la differenza se vai dove non circola l'Euro.

Ma tra i politici, la propensione alla liquidità sembra ancora molto elevata. Anche se viaggiano molto. Anzi, proprio se viaggiano molto. Per questo non stupisce che in casa di Penati siano stati trovati 11.000 euro in contanti. Che sarà anche innocente. Ma diciamolo, non è dei più moderni. E speriamo che, almeno lui, la posta elettronica la sappia usare.

A proposito di viaggi, per non invidiare troppo la gemella dispersa tra Death Valley e Las Vegas, ieri ho scovato un angolo di America in zona Milano est.

Un chili da manuale, tra un capannone e l'altro. Con tanto di camerieri vestiti da agenti della CIA. Con camicia bianca a maniche corte, cravatta nera e auricolare. Insomma, robe che un ragazzo di campagna lo impressionano. Specie se il cameriere è convinto sul serio di lavorare nell'intelligence.


Intanto Stefano e la sua compagna sono arrivati in Toscana. Sempre alla faccia dei ministeri di Monza e Brianza. Che non è nemmeno un brutto posto. La Brianza, dico.



E alla fine torno a Novi e scopro che l'amico Asborno è arrabbiato. Perché ho detto che mi occuperò di sport finché non avremo un campo in sintetico. E l'ho detto un mese fa, ma il campo ancora non c'è. Vatti a fidare dei politici! E prova tu a spiegargli che il campo intanto, da Ass al Bil, l'ho finanziato. Coi soldi veri. Mica quelli del Monopoli che girano di 'sti tempi.


Ma di questo, avremo modo di parlare. Presto.


in viaggio con Manubrio