domenica 14 agosto 2011

Come non detto

Uno se ne torna da Londra, tutto contento per non averle prese. Né dai rioters né da nessun altro. Se ne torna dopo una serata di chiacchiere sui ritardi della Patria e sulle opportunità australiane e si ritrova con una manovra da 45 miliardi di euro.

Roba da fine del mondo. Soprattutto per qualcuno. Non certo per chi guadagna più di 90.000 euro all'anno, che gli fanno il solletico. Nemmeno per chi ha venti appartamenti, che di patrimoniale non se ne parla. Roba da paesi civili, quella. Penso più che altro ai molti amministratori che perderanno il comunello o la provincetta. E che già mi vedo pronti a “reagire”.


Ma vediamo.
Chiudere i comuni con meno di 1.000 abitanti è giusto? Forse no, perché il criterio demografico può fare brutti scherzi. Per dire, rischi di chiudere tutti i comuni della Val Borbera e tenerti Basaluzzo. O Pasturana.

Chiudere le province sotto i 300.000 abitanti è giusto? Forse no, se finisce che chiudi Matera e Trieste. E ti tieni Monza & Brianza.

Ma ancor meno giusto - forse - è il nuovo mostruoso taglio di soldi ai comuni. Tutti: grandi, piccoli, di pianura e di montagna. E forse, quei risparmi tanto urgenti si potrebbero fare in altro modo.

Ad esempio: le province le cancelli tutte. E il criterio per accorpare i comuni lo estendi un bel po'. Così non fai torto a nessuno. Né a chi abita a Cabella Ligure. Né a chi abita a Pasturana.

La verità è che un comune di mille e qualcosa abitanti, ma anche di duemila - col sindaco, la giunta, il consiglio comunale, il municipio e tutto il resto - non serve a niente. La verità è che i piccoli comuni, di loro, non erogano servizi. Se non in forma associata. O appoggiandosi ai comuni più grandi. Succede per le pratiche più complesse, per la polizia locale, per i servizi sociali, per l'acqua, per i trasporti, per i servizi alle imprese, per i rifiuti. E cos'altro fa un comune?

La verità è che le province possono essere abolite. Tutte. E che le loro "competenze" si possono gestire in altro modo. Senza presidente, senza giunta, senza consiglio, senza auto blu. Che le scuole possono ben gestirsele i comuni dove hanno sede (e oggi è solo un gran casino, dove ci sono edifici in parte "comunali" e in parte "provinciali"). Che i rifiuti si gestivano fin troppo bene coi consorzi, senza bisogno di inventarsi una nuova competenza provinciale. Che il "sostegno ai piccoli comuni" non serve se i piccoli comuni non ci sono più. Restano le strade. Ma davvero qualcuno pensa che serva mantenere le province per gestire le strade extracomunali? Poi ci sono le fiere del tartufo.

Ho letto le sette controproposte del Pd. Che vuole dimezzare le province e "accorpare i piccoli comuni". Manca solo il criterio per decidere se un comune va mantenuto o chiuso. Così nessuno si incazza. E già qualcuno dal mio Piemonte - che ha il record dei microcomuni - dice che non è chiudendo quelli che si risparmiaVabbè, come non detto.
Buon Ferragosto.


Post Scriptum: a chi è pronto a rispondermi che i piccoli comuni sono presidio del territorio e delle tradizioni, dico di farsi un giro a Merella. che è una frazione. Di dare magari un'occhiata alla chiesa, ristrutturata coi guadagni delle tre sagre che fanno d'estate. E due sono nelle prossime settimane.

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