venerdì 29 luglio 2011

Dentro i secondi

Fuori i secondi, si diceva una volta sui ring del pugilato. Ma noi siamo originali e abbiamo inventato “Dentro i secondi”. Come dire: “Sali sul ring e dagliene un po’ anche tu”. Hai visto mai che al tappeto ci va davvero?
Il mio amico Mauro D’Ascenzi, seguendo la sua originale abitudine di spiegare come va il Pd novese dalle colonne del settimanale del PdL, sale su questo benedetto ring e prova a tirarmene un paio. Rocchino non ha detto che facciamo brutta figura, ma che dobbiamo parlare di contenuti. E poi le idee. Quelle sì le idee, che mica basta essere giovani. Le idee ggiovani tocca avere. E noi non le abbiamo. Fine del discorso.
Mi piacerebbe davvero discutere di idee. Invece che di persone. Mi piacerebbe che le idee venissero prima. E che le persone, le personalità, i personaggi partecipassero alla battaglia delle idee. E, quando sconfitti, ne traessero le conclusioni.
Per dire, se io litigo per un anno col mio partito intorno a un referendum. Se do indietro la tessera e mi iscrivo in un altro circolo (Partito à la carte, chissà se lo insegnavano alle Frattocchie) perché poi “vi accorgerete di essere in minoranza nel Pd”. Se poi quel referendum si fa e il risultato non è quello che mi aspetto io. Se pure il partito nazionale non la pensa come la penso io e lo dice. Beh, se un giorno per caso mi succedessero tutte queste cose, io ne trarrei delle conclusioni. Punto.
Ma lui non fa politica. Lui no, lui si occupa di aziende. Lui, non io.


Ma parliamo di idee. E vediamo se davvero il problema è discuterne. Io penso che dobbiamo abolire le province. E accorpare i piccoli comuni. Anche se questo non piace a chi di noi amministra le province e i piccoli comuni. E penso che le aziende pubbliche non dovrebbero servire per garantire la carriera dei loro “manager”. Ma perché la volontà dei cittadini ne governi – democraticamente – l’attività. Se non è così, meglio venderle. Usare i soldi per pagare un po’ di debiti. E dimenticarci una volta per tutte che le decisioni importanti, anziché prenderle gli eletti dai cittadini nei comuni, le prenda qualcun altro. Altrove. Così ridurremmo anche un po’ di sprechi. E avremmo qualche soldo in più da spendere con quella fantasia che a me difetta. N’est pas?
Però una cosa giusta Mauro la dice. Parlando di persone. Ma non era tutto un problema di idee? Vabbé. Aggiunge due nomi – di persona – alla discussione. E io sono d’accordo. D’altronde lo sono da anni.
D’altronde, non io ma lui nel 2009 spiegava a Germano Marubbi che non si potevano mettere in giunta sia Simone Tedeschi che Paola Cavanna. E che, se davvero aveva voglia di candidarsi a sindaco nel 2014, avrebbe dovuto capirlo. Poi ci fu la “presa del Palazzo d’Inverno”. Ma, per carità, senza idee.
Ok, torniamo al viaggio. Oggi si comincia a partire e sino a mercoledì non ne parliamo. E non vado in vacanza. Buon viaggio anche a Stefano e alla sua compagna, che vanno in scooter a Santa Maria di Leuca per celebrare l’Unità d’Italia. Alla faccia dei ministeri di Monza e Brianza. E buon viaggio pure alla Novese, che ieri ha cominciato bene bene. Bon Voyage.

giovedì 28 luglio 2011

Al tappeto

Qualcuno oggi mi vede ko. Steso a tappeto dai ganci uncinati di Rocchino Muliere. Tra i tanti, questo, definitivo: «Mancano tre anni alle elezioni e non è ancora tempo per parlare di candidature». Frazionismo cronologico. E tanti saluti.

Mi guardo attorno e scorgo inequivocabili indizi del mio essere in piedi. Può essere che mi sbagli, però il pavimento mi sembra, ancora, abbastanza lontano. Ma sono dettagli.

Mi piace invece dell’analisi odierna del Novese – e non solo di quella, va detto - che si continui a discutere le mie dichiarazioni come se dovessero essere analizzate. E comprese. Anzi, possiamo dire che si sia ormai imposta un’interpretazione su tutte: Marubbi dice che non sarà candidato a sindaco nel 2014 perché vuole candidarsi a sindaco nel 2014. Elementare, Watson!

Ora, carissimi amici e agguerriti avversari, giochiamo a capirci. E magari a farci capire. Che poi la gente – che di problemi ne ha ben altri – non ci capisce. Qualcuno davvero pensa che io sia così sciocchino da “scendere in campo” con tre anni di anticipo, preparandomi a combattere per così lungo tempo una battaglia impari – e vedrete presto quanto sia irreparabilmente impari – contro due o tre politici di professione? Persone che potranno dedicarsi anima e corpo, mattina, pomeriggio e sera per molti e molti mesi a venire alla costruzione delle proprie candidature? E che già lo stanno facendo?

Non sono così scemo. Lo sono un po’ meno.

Io ho posto una questione politica, che non mi riguarda personalmente, ma che per questo non è – dal mio punto di vista – meno importante. Provo a riassumerla. Poi se qualcuno se la prende, pazienza.

Chi ha iniziato ad avere ruoli importanti nel governo di una città all’inizio degli anni ’80 e aspira a guidarla tra il 2014 ed il 2024 (tanto durano due mandati da sindaco) si propone per ricoprire incarichi determinanti nello stesso territorio per un periodo compreso tra i 40 ed i 45 anni. Come dire, secondi solo a Fidel Castro. E non è un complimento.

Questa ipotesi può essere considerata normale? A me non sembra. Punto. Posso dirlo anche se non vorrò né potrò candidarmi a sindaco di Novi Ligure nel 2014? Penso proprio di sì. Ecco.

martedì 26 luglio 2011

"Guerra per bande"

Come consigliava qualcuno, mi sono riletto l’intervista di Enrico Berlinguer sulla “questione morale”. Del 1981, quando avevo sei anni. Due passaggi meritano una citazione.
“La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande”.
Dunque, si può parlare di questione morale senza agitare cappi. O far tintinnare manette. Ma anche, un partito non ha una questione morale solo se, tra le sue fila,  il numero dei ladri – conclamati o presunti –  supera una certa soglia. La selezione dei gruppi dirigenti, la loro sostituibilità, il nepotismo di corrente o di famiglia – quando si trasformano in sistema – possono, da soli, integrare il concetto. E ancora, se io dico Tedesco e uno mi risponde Calearo, il massimo che può venirne fuori è una “guerra per bande”. E io, che piaccia o meno, non mi iscrivo a nessuna delle (due) bande.
“Quando si chiedono sacrifici alla gente che lavora ci vuole un grande consenso, una grande credibilità politica e la capacità di colpire esosi e intollerabili privilegi. Se questi elementi non ci sono, l'operazione non può riuscire”.
Queste sembrano parole dei “demagoghi” di oggi. Quelli che parlano di costi della politica, dimenticando quanto poco pesino sul totale della spesa pubblica italiana. Che non sanno dei tagli già apportati agli stipendi dei parlamentari: “Ridotti del 10%. Quante categorie in Italia hanno fatto lo stesso?” (D’Alema). Che pensano che, se per togliere il Partito dall’imbarazzo ti dimetti da tutte le cariche di partito e da vice-presidente del Consiglio Regionale, ma non da consigliere regionale, magari non stai facendo abbastanza “passi indietro”.
Forse Berlinguer – che non possedeva una barca a vela – sentiva il vento. Quel vento impiegò altri dieci anni per trasformarsi in tempesta e dargli ragione. Ragione politica, che la galera c’entra poco. Secondo me, se non ci svegliamo, questa volta ci sarà meno da aspettare.

lunedì 25 luglio 2011

Il Trionfo dell’Amore

È andato tutto bene. Le foto sono lì a confermarlo. Il nodo ha fatto la sua porca figura e tutto il resto era decisamente al suo posto. Tutto tutto.
Come previsto, mi sono emozionato solo all’ultimo, che sembravo un manichino ingessato. Ma forse così siamo apparsi più compresi nella parte, quasi marziali nell’incedere. Peccato solo che, col mio camminare avanti e indietro in attesa della sposa abbia creato qualche confusione alle sciure convenute per godersi lo spettacolo. “Lei è lo sposo?”. “No, sono il fratello della sposa”. “E lo sposo qual è? E la sposa quando arriva?” “E signore, la sposa arriva in ritardo. Non s’usa così?”



Non ha nemmeno piovuto, sino a tarda sera. Ma la sposa mi pare fortunata lo stesso. Vero Bruno? E nemmeno la tristissima notizia della scomparsa di Amy Winehouse, con tutte le imprevedibili conseguenze del caso, ha potuto funestare la festa.
E insomma, è stato un trionfo dell’Amore. In tutti i sensi. Quello a colori pastello, quello che ti serve per essere felice. Quello di cui nessuno riuscirà mai a farti vergognare. E che non ci provino proprio.
E ora che la festa è finita, lasciamo gli sposi al loro viaggio e riprendiamo i fili del nostro. Che già oggi, mi sa, si ricomincia. E le novità, vedrete, non mancano.


Post Scriptum: Tedesco se ne va dal Pd perché l’hanno trattato peggio di una colf.  Se ne va e si considera superiore ad una colf. Se ne va lui, nessuno lo caccia. Anche se da mesi è iscritto al gruppo misto. Poi dicono che il Partito lo danneggio io.


venerdì 22 luglio 2011

Il matrimonio dell'anno



Mi si sposa la gemella. E son soddisfazioni. Non che questo c'entri col viaggio o con questo blog. Ma oggi ho solo pensieri rosa e azzurri. Mi commuoverò, ma solo all'ultimo momento. Mi succede sempre così e non chiedetemi perché, che non lo so.

No, non celebro io il matrimonio. E no, non sono il testimone della sposa. Ho un compito molto più importante. Ma dai? Persino più del nodo alla cravatta rosa e della corona di roselline bianche. Che dev'essere quasi pronta. E che farà impallidire quelle di Kate Moss. Altro che.

Comunque, i preparativi procedono con alacre sollecitudine. É quasi tutto sistemato e io, per fortuna, dovrò fare ben poco. Che poi mi incasino. Il matrimonio dell'anno è alle porte. E anche chi ha potuto seguire solo in tv quelli di Kate e Kate e Charlene, questa volta avrà un posto in prima fila. Che anche queste son soddisfazioni. Vero?

Chissà come se lo immaginava la gemella, quando eravamo piccini, questo giorno. Non è che ne abbiamo mai parlato, siam gente fatta così. Magari ne discuteremo quando tornerà dal suo mese negli States. Ebbene, un bel viaggio anche quello. Infatti. E se vorrà sapere come vorrei che fossero le mie, di nozze, che le dico? Vabbè questo è tutto un altro discorso...

Allora, ma solo per oggi, lasciamo perdere viaggi e venti.
E Mazal Tov alla gemella. I <3 U

giovedì 21 luglio 2011

Sono un figo. Evvai

Sono un figo. Applaudo Renzi che riesce a farsi dare del bambino a quasi quarant’anni e il giorno dopo mi “bacchettano”. Come alle elementari. Quando ci andavano loro, che poi i tempi sono cambiati. Ma comunque, sono un figo. Evvai.
Dunque, secondo l’amico Rocchino Muliere avrei commesso un errore. Faccio fare brutta figura al Partito perché parlo di poltrone. In effetti, meglio tacere. Per ora, meglio non dire niente. Prepararsi, in silenzio. Cercare casa. Verrà il giorno.
E poi, vuoi mica fare la demagogia. Quella no, per carità. La gente non ci capisce. C’ha un sacco di problemi e noi parliamo di poltrone? Soprattutto noi che ce le abbiamo, le poltrone. E ben retribuite. Con lui farei a scambio per sei mesi, così estinguo il mutuo e cambio pure la macchina. Che servirebbe. Ma questa è demagogia e così si distrugge il partito. E io ci credo nel partito, io che mi sono iscritto nel 1915, quando iniziava la prima guerra.
Una considerazione, poi la smetto. È che 'sto blog dovrebbe parlare di un viaggio, ma non si capisce quando inizia. Ma vedrete che alla fine si capisce e pure questa considerazione c’entra. Se io dico che non sarò candidato ecc. ecc. e tu mi rispondi che “parlo di poltrone”,  forse è meglio fermarci . “Chi gioca in prima base? Chi. Chi gioca in prima base…”. Ecco io mi fermo qui, anche perché poi la gente non ci capisce.
In effetti i problemi sono ben altri. E io ne ho un paio da risolvere entro sabato: fare un nodo degno alla cravatta rosa per il matrimonio dell’anno. E recuperare una coroncina di rose. Bianche, uguali uguali a quelle delle damigelle di Kate Moss. E poi si parte, davvero. Che Novi, se non lo abbiamo capito, è una città di anziani. Buen retiro perfetto per politici di seconda fascia.

mercoledì 20 luglio 2011

A cosa serve il vento

Son quasi vecchio, ma ho ancora buona memoria. Sicché ricordo cose di vent’anni fa. Con questo dimostrando inequivocabilmente di essere vecchio. Appunto.
Mi è tornato in mente Corrado Guzzanti che imitava Ugo Intini. “Non può crollare un sistema per qualche irregolarità”. Erano i giorni delle monetine e della fuga da via del Corso. Ecco, ho pensato, non faremo mica la stessa fine? Forse sì. E non potremo prendercela con nessuno. Con noi. E basta.
Ieri Veltroni spiegava che lui è sempre stato favorevole alla riduzione dei parlamentari e dei loro stipendi. Eccetera eccetera. E lo era, si suppone, anche quando faceva il vice Presidente del Consiglio.
Ma anche il Pd ufficiale ha una strategia. Noi lo diciamo da mo’ che si devono ridurre i costi della politica. Ma mica si può fare la demagogia. Eh no, che sennò ci crolla il sistema.
Debora Serracchiani parla di forconi e di assalti ai palazzi, se non faremo qualcosa. Rapidamente. Poi elenca le proposte del partito, visto che noi l’abbiamo capita. Esempio: una sola società per ogni comune, così chiudiamo i carrozzoni. Ma questa norma c’era già: una sola società per i comuni sopra i 30.000 abitanti, nessuna sotto. Ma non funziona. Perché quegli altri l’hanno scritta coi piedi e un po' per finta. E perché noi – sì sì, proprio noi – siamo bravi a smontare le leggi. Disarticolare il sistema dall’interno. Purché non crolli, nemmeno per qualche irregolarità.
E dovevo parlare di un viaggio. Ma lo farò, promesso. Intanto oggi ho viaggiato un po’ per la pianura. Il vento e i temporali di ieri hanno fatto questo cielo terso, che si vedeva tutto. Bene e da lontano.
Forse serve anche a questo il vento. Forse soprattutto a questo.

martedì 19 luglio 2011

Un viaggio, una storia d'amore

Matteo Renzi parla dei suoi dipendenti, che fanno la coda un quarto d’ora prima di timbrare l’uscita. Col cappotto in mano. A parte che persino i dipendenti comunali non girano col cappotto a luglio e che ne ha dette altre, di più intelligenti, nella sua intervista. A parte questo, la risposta del sindacato - “smetta di giocare e cresca” - vale da sola un applauso per lui, che a quasi quarant’anni riesce ancora a farsi dare del bambino. E un loru loru per il sindacalista.

Qui c’è un vento dell’accidenti e non sembra proprio di essere in estate. E se i segni valgono qualcosa, il vento ha cominciato a soffiare – e mica smette – da quando mi hanno suggerito, se proprio lo sento così forte, di prendere una barca a vela e di andare a cercarlo. Che poi la barca a vela me la posso proprio permettere.

E insomma, proprio perché il vento non soffia, la pagina facebook contro la casta parlamentare ha superato oggi le 300.000 adesioni. Come dire che son tutte fantasie. Mie di sicuro. Forse anche dei due amici avvocati da 400 euro al mese, che se ne vanno a Londra a studiare l’inglese. E serve sempre. Dei miei amici assessori-professionisti, che da questo mese si pagano i contributi di tasca loro sui loro bei 1.000 euro netti. Così tagliamo i costi della politica.

Vabbé, sarà il vento o l’estate che non arriva. Sarà che todo cambia o che non cambia un bel niente. Sarà quello che volete, ma io provo a raccontarvi una storia.

Un viaggio, una storia d’amore. Un pezzo di vita, mentre la patria soffre. E io voglio, nonostante tutto, cercare la felicità. Liberi di andare. Si parte.

in viaggio con Manubrio