venerdì 5 agosto 2011

Rane e preghiere

Nei momenti di vera difficoltà, ognuno si rivolge a ciò in cui crede. È un bisogno umano elementare, cercare qualche certezza nel pieno della tempesta. Ciascuno poi sceglie a chi o cosa rivolgersi. Ma il meccanismo è sempre lo stesso.
Le borse crollano. I titoli di Stato crollano. L’Italia rischia di crollare. Tutta, sotto il peso della speculazione. E dell’incapacità della politica di affrontare il problema – grave, tragico, potenzialmente mortale – come farebbe qualunque persona normale che si trovasse di fronte al rischio concreto di trovarsi da un giorno all’altro senza lavoro, senza casa, senza più niente.
Qualcuno ha capito che questa è la situazione? No. Non l’ha capito Berlusconi. Ma lui, ormai, cosa capisce? Inutile pretendere. Non lo abbiamo capito noi. Che continuiamo a trattare la crisi come un’occasione per mandare a casa – finalmente – Berlusconi. Ma pensiamo che, per il resto e per il dopo, possa essere business as usual.
Manco un po’, cari amici e compagni. Capisco sia difficile comprenderlo per chi considera normale tenere in casa 11.000 euro in contanti per le spesucce quotidiane. Ma sarà meglio che ci diamo una svegliata. Alla svelta.
O forse mi sbaglio. Forse sono troppo pessimista. Forse abbiamo capito. Forse, il fiorire di petizioni alle divinità di questi ultimi giorni è un segnale di consapevolezza che può trasformarsi in speranza di cambiamento. Forse è paura da cui potrebbe nascere un’azione.
Ognuno si rivolge a ciò in cui crede. Sarà per questo che il Parlamento riaprirà solo a settembre, per consentire il pellegrinaggio in Terra Santa di un nutrito gruppo di deputati e senatori. Che non potevano andarci in agosto, come tutti i comuni cristiani. Ora et non labora.
E sarà sempre per questo che, tra le notizie sul muro di facebook, oggi ho visto resuscitare addirittura Carlo Marx. Come diceva lui, forse siamo al collasso del capitalismo. O forse siamo al collasso. E basta.
E noi? Noi sezioneremo le rane (Мы препарировать лягушек). Sperando che non ce le ammazzino tutte prima.

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