venerdì 30 agosto 2013

Non prendiamoci in giro/2

Avrete letto che, per togliere l'lMU prima casa del 2013, bisogna trovare i soldi. Cioè, quelli per la prima rata ci sono, quelli per la seconda li stanno cercando.
Questo perché ai comuni bisogna restituire ciò che non incassano. Cioè, lo Stato dà ai comuni quello che i cittadini non pagano. Elementare, fino a un certo punto.
Vediamo. Succede che, nel 2012, i comuni avevano l'IMU sulla prima casa, che era fatta così: ognuno paga il 4% della rendita catastale di casa sua, dopo aver tolto 200 euro più altri 50 per ogni figlio a carico. Perfetto: quindi lo Stato rende ai comuni quella roba lì e siamo pari e patta.
Però, succede che i comuni avevano la possibilità di aumentare o ridurre quel 4% del 2%. Cioè, potevano decidere di far pagare tra il 2% e il 6%: se facevano pagare di meno, dovevano trovarsi i soldi, se facevano pagare di più, si tenevano il surplus. Perfetto pure questo.
Ora lo Stato restituirà l'IMU non versata sulle prime case. E qui nasce la questione.
Mi spiego: cosa restituirà lo Stato ai comuni, a ciascun singolo comune?
Lo Stato potrebbe restituire quanto i cittadini avrebbero pagato ad aliquote standard, cioè il 4% meno 200 euro ciascuno meno 50 per ogni figlio a carico. 
Oppure, lo Stato potrebbe restituire, come molti propongono, il "gettito mancante". Cioè quello che i singoli comuni avrebbero incassato, in base alle aliquote deliberate, se l'IMU fosse rimasta. Vale a dire: lo Stato dà di più ai comuni che hanno alzato l'IMU prima casa nel 2012 e di meno a quelli che la hanno diminuita. Quindi, verrebbero premiati i comuni che hanno fatto pagare più tasse ai cittadini. Proprio quella tassa tanto ingiusta e iniqua da essere stata oggi abolita.
Se succedesse questo, sarebbe una presa in giro. Definitiva. 
Ma sono quasi certo che non lo faranno, perché costa meno la prima ipotesi e perché non sarebbe un buon modo di iniziare la nuova stagione federalista, quello di premiare chi ha aumentato le tasse a scapito di chi le ha abbassate. O no?
Vabbé, si accettano scommesse...

giovedì 29 agosto 2013

Non prendiamoci in giro

Almeno non prendiamoci in giro. Lasciamolo fare ad Alfano, che ridacchi pure sulla sua“mission accoplished”, ma tra di noi diciamoci la verità.

Dunque, abolita l’IMU sulle abitazioni principali, verrà creata dal 2014 la Service Tax. Sarà una tassa comunale, assorbirà IMU e Tares (cioè la vecchia tassa rifiuti) e dovrà garantire il funzionamento dei comuni, a parità di altre condizioni.

Le altre condizioni che restano immutate sono, in breve, le seguenti:

1.       La manovra “IMU ai comuni”decisa sul finire del 2012 ha prodotto, insieme ai tagli già inseriti nelle finanziarie precedenti, un nuovo taglio delle risorse per i comuni. Roba da centinaia di migliaia di euro o forse milioni, già per comuni di media dimensione. Quelle risorse in meno devono essere trovate nei bilanci comunali, che infatti non si sa come chiudere. E la cui scadenza è infatti slittata – per ora – a fine settembre.

2.       La Tares, nel sostituire la vecchia tassa rifiuti, contiene già un aggravio di 30 centesimi al metro quadrato, che non va nelle casse dei comuni. Quindi, il prelievo è già più alto, per quella quota, rispetto al 2012. Questo tralasciando gli aspetti finanziari e di cassa, visto che tutto il dovuto per il 2013 deve essere pagato prima di dicembre, mentre la tassa rifiuti si pagava con rate che arrivavano a maggio dell’anno successivo. Dunque, si paga di più e in anticipo.

La nuova tassa per i servizi dovrà garantire, per ogni comune, un gettito pari al totale della vecchia IMU (prime case e tutto il resto) più il totale della Tares (tassa rifiuti e addizionale) più quello che, nel giochino fatto a fine 2012, manca oggi all’equilibrio dei bilanci. Come questo possa tradursi in esborsi più bassi per i contribuenti è un mistero.

Di più – e qualcuno comincia subito ad accorgersene – se si paga per i servizi comunali, non in base al patrimonio posseduto, ci saranno effetti “redistributivi”del carico fiscale tutti da valutare.

Guardate che questa roba qui era già vera per la tassa rifiuti. Sulla quale, la retorica ambientalista del “chi più sporca, paghi di più” su cui si basava la spinta – alla quale, per tutta la vita, mi vanterò di avere resistito – per passare dalla “tassa” alla “tariffa” avrebbe prodotto effetti disastrosi sulle famiglie. Se devo pagare in base ai rifiuti che produco, quando vivo da single in una casa di 100 metri quadrati devo pagare un quarto o anche meno di una madre sola con tre figli piccoli che vive in un bilocale. Più in generale, il carico dovrebbe spostarsi pesantemente dalle imprese alle famiglie. Geniale.

In definitiva andrà così: o la tassa sui servizi avrà una forte (prevalente) componente patrimoniale, nel qual caso l’IMU sulle abitazioni principali ci sarà di nuovo, ma sotto falso nome, oppure davvero la nuova tassa non sarà una patrimoniale e allora a rimetterci (molto) saranno i poveracci, quelli che vivono in affitto, le famiglie numerose.

Ma, persino a prescindere dalla redistribuzione del carico, difficilmente si pagherà di meno. E saranno i comuni e i sindaci a dover trovare le soluzioni. Ammesso che, in un quadro del genere, la prossima primavera si trovi ancora qualcuno disposto a farlo, il mestiere di sindaco, per prendere schiaffi in coro dallo Stato e dai cittadini tartassati.

domenica 25 agosto 2013

Menomale che Silvio c'è

Oggi l'ho letto l'articolo di Eugenio Scalfari, 89 anni, fondatore di Repubblica. L'ho fatto perché mi sentivo un po' in colpa e perché tutti si ostinano a commentarlo, la domenica mattina.
Ho capito questo: che Berlusconi è molto cattivo, un pericolo per la democrazia e per il futuro dell'Italia. Dannazione!
Poi ho capito anche che se il Pd sta tutto bello unito "a difesa dell'interesse generale e dello stato di diritto" magari si riprende i voti che sono andati a Grillo e vince. Cioè, Scalfari non lo scrive che poi si vince, ma speriamo sia solo per scaramanzia che non ne fa cenno. Sennò stiamo freschi, senza nemmeno un po' di wishful thinking.
Comunque, il Pd deve stare tutto bello compatto "contro" Berlusconi, perché stavolta c'è poco da scherzare: in gioco c'è l'Italia. Per la settima volta.
Ora, un elettore un po' sgamato del PdL potrebbe rispondere che le sei volte prima, sarà pure stata in gioco l'Italia, ma non ce la siamo mica giocata. Che i mari continuano a bagnarla e il sole a splendere, magari solo un po' meno in questi giorni di temporali...
Ma sono sottigliezze semantiche. In gioco c'è l'Italia e il Pd, per salvarla s'intende, deve fare la settima campagna elettorale contro "le destre", contro il Caimano, contro il Giaguaro...
Non c'è spazio per nessuna novità, non c'è modo di uscirne. Dobbiamo continuare a legittimare, combattendolo, il ruolo politico e storico dell'avversario di vent'anni. Di aprire una stagione nuova, almeno provarci, non se ne parla neppure: c'è in gioco l'Italia, per la settima volta, non si scherza...
Allo scopo, potremmo magari resuscitare Di Pietro e Ingroia. Richiamare in servizio il popolodeifax e i girotondi, i micromega e le sabineguzzanti, i popoliviola e i senonoraquando. Tutti uniti per la settima volta, come un sol uomo e per un sol mese, "a difesa dello stato di diritto".
L'Italia non morirà di berlusconismo. Ma rischia di morire di questo antiberlusconismo militante e vagamente paraculo. Al quale si addice, più di altre, la massima filosofica "Menomale che Silvio c'è".
Pensare che l'alternativa, quella che serve per aprire una stagione nuova, dicendo e facendo cose nuove, c'è già e si chiama Matteo Renzi.

sabato 24 agosto 2013

Amore mio, non sono scemi

Oggi si discuteva di questa idea bersaniana di andare alle elezioni candidando premier Letta senza primarie. E qualcuno mi ha chiesto: "Ma sono scemi?"
Una sintesi efficace. Purtroppo, amore mio, non sono scemi. Lo fossero, potresti sperare di farglielo capire. Magari con più impegno, spiegandolo tante volte. Solo che non sono scemi: hanno capito benissimo.
Hanno perfettamente compreso che l'unico modo per mantenere la loro presa sul partito, il loro pezzo, piccolo o grande, di potere, il loro ruolo e le loro soddisfazioni è conservare le cose esattamente come sono.
Quindi non deve cambiare nulla: né la guida del Pd, né il candidato premier, né,  soprattutto,  la legge elettorale.
Non fare le primarie per scegliere il candidato premier è l'unico modo sicuro per garantire questo prezioso (per loro, ovvio) stallo. Creare le condizioni per rendere "impossibile" fare le primarie per la scelta del premier (almeno per i tempi cui sono abituati loro), attraverso una fulminea precipitazione degli eventi verso nuove elezioni è l'arma segreta di un apparato tanto più disperato quanto più pericoloso per il futuro del Pd.
Ovviamente, se questa mostruosa linea politica dovesse prevalere, si preparerebbe una nuova drammatica sconfitta. Andremmo verso una vittoria del centro-destra, con Berlusconi che risolve i suoi problemi diventando Presidente della Repubblica. Oppure, che è anche peggio, verso una vittoria di Grillo e Casaleggio.
Questa coazione a ripetere gli stessi tragici errori, portando agli stessi tragici risultati potrebbe essere analizzata come sintomo di un disturbo della personalità. Ma anche sotto l'ombrellone, baloccarsi con la psicoanalisi da un tanto al chilo non serve a molto. Non sono scemi, i bersaniani che vogliono candidare Letta senza primarie. Al contrario, sanno benissimo quello che fanno. Sono - semplicemente e tragicamente - disposti a tutto per non perdere il loro posto al sole, il loro seggio, il loro stipendio.
Anche a far fuori l'unico candidato che ci farebbe vincere: Matteo Renzi. Perfino a veder vincere Berlusconi e a vederlo assurgere, da delinquente, a padre della della Patria.
Tutto, purché il Pd resti nelle loro disastrose mani. Tutto purché ci sia un posto in Parlamento per loro, per i più fedeli.
Anche perché, se  non c'è tempo per organizzare le primarie per il premier, vuoi che questo tempo ci sia per farle - magari vere e aperte - per i parlamentari? E allora che Dio benedica il porcellum e Letta, la corsa alle urne e il giaguaro non smacchiato. 
No, non sono scemi. Sono scemi quelli che ancora gli vanno dietro.

venerdì 9 agosto 2013

Niente da capire

Io le conosco quelle riunioni lì. Conosco quelle serate o pomeriggi, convocati nei momenti più improbabili con quel senso di - definitiva, dunque irrinunciabile - urgenza. Riunioni a inizio agosto o all'antivigilia di Natale. Riunioni la sera di pasquetta o qualche domenica mattina di primavera. Riunioni la sera della finale dei mondiali, per dire.
Ci sono cose fondamentali da decidere e non si può proprio rimandare, che anzi abbiamo già rimandato fin troppo.
Lo so come finiscono quelle riunioni, dove la gente perbene corre visto che è importante. Ma intanto si dice che la prossima volta, col cavolo che darà la disponibilità per stare in quel direttivo, in quel coordinamento, in quella assemblea. Che la gente normale, anche quando si iscrive a un partito, continua ad avere altro da fare. E a riposare in agosto, la domenica, a guardare le partite. 
Le conosco quelle riunioni, che ne fai due e ti ritrovi soltanto con quelli che di politica ci vivono. E pensi che, forse, lo fanno apposta.
Conosco quelle riunioni dove la relazione non dice niente. E su quel niente parte il dibattito. E tutti parlano, perché l'argomento è importante e vuoi mica non intervenire. E tutti parlano, ma nessuno dice niente. Soprattutto, nessuno dice qualcosa sul motivo della riunione: resta lì a mezz'aria, che tutti lo sanno ma nessuno dice niente. Avrebbero voglia di dire qualcosa "i nuovi", magari alzarsi e gridare "di cosa cazzo state parlando? Ma la finite?" Ma quelli, che non sono scemi, se ne sono già andati da un pezzo: a godersi l'agosto o la domenica. O a guardare la partita.
Questo meccanismo - altro che apparato, regole o centralismo democratico... - tiene in vita gruppi dirigenti dei quali un qualunque partito normale - figuriamoci un partito "democratico" per ontologica apertura al coinvolgimento diretto dei suoi elettori nelle decisioni... - si sarebbe già liberato da un pezzo.
Sono quelle riunioni, fatte di linguaggi per iniziati, sottintesi, ammiccamenti e battute, ad allontanare la gente normale dalla politica. Dalla nostra politica e dal nostro partito.
La gente normale che non capisce, né mai capirà come si possa giocare questa stupida partita a fottere l'unico che può farci vincere. 
La gente normale che non capisce, né mai capirà come si possa convocare una riunione l'8 agosto per decidere la data di un congresso e poi non deciderla.
La gente normale che non capisce e non capirà mai. Semplicemente, perché non c'è niente da capire.

in viaggio con Manubrio