lunedì 1 aprile 2013

Col Presidente, ma davvero

Sono bastate 24 ore per arricchire il solenne "Tutti con Giorgio" che ha riempito i twitter e le agenzie di sabato con una tale sequela di distinguo, precisazioni e prese di distanza da trasformare quel sostegno "pieno", "incondizionato", "fiducioso" alle scelte del Capo dello Stato in un retorico e fastidioso esercizio di ipocrisia.
"Napolitano ha detto che si sarebbe dimesso", "Napolitano non ha tenuto conto della maggioranza assoluta del Pd alla Camera", "Napolitano ha nominato una commissione di saggi anziani e tutti maschi". E via cianciando, sino alle allusioni su abusi di potere e vulnus costituzionali...
Il Presidente indica la Luna e tutti gli guardano il dito. Lo osservano, lo analizzano in controluce, lo sezionano. Della Luna non si parla, perché non se ne può parlare. Chi lo fa è un inciucista.
Il Presidente ha registrato una situazione tragica per la Repubblica: l'incapacità delle forze politiche di mettersi d'accordo per formare un Governo. Perché Grillo vuole lo sfascio, perché Berlusconi vuole contare, perché Bersani e il Pd si sono incaponiti in una battaglia persa in partenza per un "Governo del cambiamento" che non ha i numeri e non potrà nascere.
Da due mesi meniamo il can per l'aia con questa storia "senza piano B". Da un mese, il Presidente ci spiega che senza numeri il Governo non si fa. Abbiamo parlato con tutti, abbiamo trascinato le consultazioni del premier preincaricato per una settimana. Non ne abbiamo cavato un ragno dal buco.
Semplicemente, perché Bersani pretendeva dagli altri - e temo ancora pretenda... - un regalo, chiamandolo "dovere di responsabilità". Chi non la pensa come noi dovrebbe lasciar nascere il Governo: "Non opporsi", magari mentre noi lo dipingiamo come un cancro della democrazia o ci prepariamo a votare per il suo arresto in Parlamento...
Abbiamo condotto la discussione pretendendo che l'interesse del Paese coincidesse - ipso facto - coi nostri obiettivi di parte, senza nulla concedere di fronte a un risultato elettorale che solo il premio di coalizione e una buona dose di fortuna hanno trasformato in una maggioranza alla Camera.
Abbiamo portato avanti una politica dei due forni chiusi, rivendicando il nostro diritto a ripetere "mai col Pdl", ma pretendendo che Grillo - per chissà quale ragione - rinunciasse al suo "mai col Pdmenoelle".
In questa situazione, della quale portiamo la responsabilità,non meno del M5S e più di Berlusconi, il Presidente ha fatto quello che poteva. Non poteva mandare in Parlamento un Governo del Presidente, che avrebbe rischiato di non avere la fiducia. Non ha voluto dimettersi, ha preso tempo, tentando un rilancio della speranza. Ora le forze parlamentari hanno due settimane di tempo per trovare e proporre a Napolitano un Governo per l'Italia.
Da quel che si legge, penso non lo faranno. Queste due settimane andranno sprecate e se ne discuterà col prossimo inquilino del Quirinale. Al quale il Pd riproporrà il "Governo del cambiamento", ricordando che Bersani è sempre in campo... Grillo dirà di no, noi diremo di no a Berlusconi e il gioco dell'oca sarà finito.
Si vota a Luglio, con questa legge elettorale. E voi vorreste farmi discutere di Violante, di Quagliariello e degli altri saggi quirinalizi? Non scherziamo, dai.

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