martedì 16 ottobre 2012

Il vento

Un mese fa, L’Unità pubblicava la recensione di Massimo D’Alema all’ultimo romanzo di Walter Veltroni. La notizia, che suscitò migliaia di commenti negativi sui social network, veniva data con molta enfasi: si chiudeva una storia di rivalità iniziata 18 anni fa, quando Veltroni era stato battuto da D’Alema nel consiglio nazionale che doveva scegliere il nuovo segretario del Pds. Questo, nonostante Walter fosse il preferito dalla base, ai tempi inutilmente consultata sull’argomento. Sembrava aprirsi, in vista delle elezioni politiche e alla faccia delle velleità rottamatrici, una stagione di concordia tra tutte le componenti storiche del Pci-Pds-Ds-Pd.
Oggi, dal sito del giornale fondato da Antonio Gramsci, partono e-mail per informare di una ultim’ora: Bersani dichiara che non chiederà a D’Alema di ricandidarsi al Parlamento. L’altro ieri era stato Veltroni a fare, volontariamente, un passo indietro: discorso chiuso, in due giorni, per entrambi i vecchi duellanti dell’estate 1994. Sempre che D’Alema non decida di portare fino in fondo la sua personalissima sfida, chiedendo comunque la deroga e mettendo in un imbarazzo forse insostenibile il suo candidato alle primarie per la premiership.
Nel giro di un mese, il mondo è cambiato. Per carità, si parla di un mondo piccolo e piuttosto antico. Anzi, molti penseranno che lo stesso parlare di queste cose sia l’esercizio di chi ama guardarsi l’ombelico, e non si occupa delle cose davvero importanti.
Ma come diciamo da un pezzo noi che proponiamo la rottamazione (quella che sempre oggi L’Unità chiama attitudine “fascistoide”) il ricambio dei vertici e l’uscita di scena dei protagonisti del centro-sinistra degli ultimi trent’anni è condizione necessaria – certo non sufficiente, ma strettamente necessaria – per rendere credibile una proposta di governo alternativa alla destra e ai nuovi populisti. La sequela di errori e sconfitte accumulati in questi lunghi anni rende necessario – in primo luogo agli occhi dei nostri elettori – quello che noi chiamiamo rottamazione e che da questa mattina persino Pierluigi Bersani invoca, sebbene con un altro nome: rinnovamento.
Il vento del cambiamento era tanto simile a una romantica illusione di qualche giovinastro ambizioso, che oggi spalanca davvero le porte e le finestre del Pd. Imponendo l’agenda del ricambio generazionale e rendendo irrimediabilmente indifendibile ogni tentativo di resisterle.
Questa evoluzione – in cui molti speravano, ma che non era scontata – si accompagna al definirsi, col passare dei giorni e delle settimane, delle diverse proposte programmatiche.
Nessuno dice più che Matteo Renzi non ha un programma. E tutti – o quasi – hanno capito che non basterà liquidarlo come “di destra” per averne ragione. Oggi è chiaro a tutti che c’è in campo – nel campo del centro-sinistra… e dove sennò? – una proposta nuova di rinnovamento dell’economia, della società e della politica di questo Paese. Che sarà capace di raccogliere ampi consensi in tutta la società assumendo la guida dell’Italia.
Europa, Futuro, Merito sono le parole che soffiano nel vento di questo autunno. Quel vento che, finalmente, abbiamo capito a cosa serve. E che no, con le mani, non si può proprio fermare.

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