domenica 7 ottobre 2012

Santi in Paradiso


Diciamolo, questa storia del Governo che salva i comuni nei guai, ma esclude Alessandria, non sta in piedi. Se c'è da scendere in piazza, ci vado anch'io.

La motivazione che gira è che Alessandria - avendo già dichiarato il dissesto - è in una situazione diversa dagli altri. Dando così ragione agli "ultimi giapponesi" dell'ex sindaco Piercarlo Fabbio, disperatamente intenti a spiegare che il dissesto è stato "voluto" da Rita Rossa, l'attuale sindaco eletto la scorsa primavera. Sono balle, perché il dissesto - che è un fatto, non un'opinione - c'era da mesi e da mesi avrebbe dovuto essere dichiarato. E sono balle perché la sacrosanta analisi della Corte dei Conti imponeva la dichiarazione di dissesto. Senza se, senza ma e senza spazi di mediazione. Quelli se li era bruciati tutti Fabbio nella sua strenua e inconsistente resistenza pre-elettorale.

Ma certo, se spieghi che ormai non c'è più niente da fare, quelli pensano pure di aver ragione. Se poi qualcuno si accorge che i comuni "salvati" sono in meridione, tocca trovare altri quindici conti in Tanzania, per evitare che la Lega riprenda fiato.

Ma diciamolo chiaramente: il concetto di "salvataggio" dei comuni in difficoltà è di suo sbagliato. Una roba che tradisce ogni idea di federalismo e autonomia. Abbiamo detto per anni - io dal 1994, quindi sono tra i più colpevoli - che volevamo più federalismo e quindi più responsabilità. Abbiamo fatto leggi e una riforma costituzionale per questo. Se i risultati, dopo qualche anno, sono il panorama di sprechi e schifezze delle regioni e il "salvataggio" dei comuni falliti, dovremmo dire che ci siamo sbagliati. Chiedere scusa, io per primo. E magari tornare indietro.

Registro che il dibattito sul "tradimento di Roma" ha preso questa strada: chi sperava nell'aiuto del ministro alessandrino Renato Balduzzi o dei parlamentari locali e ne è rimasto deluso contro chi di Balduzzi non si fidava e ripete "ve l'avevo detto io". In pratica: Alessandria non ha santi in Paradiso. Oppure, quelli che ha non hanno voluto, potuto, saputo aiutarla. Non mi sembra un bel dibattito. E non vorrei vivere in un Paese dove ottieni ciò che ti spetta solo se hai un amico influente a Roma.

Restando ai fatti e agli argomenti che si possono usare in questa "vertenza": il disastro lo hanno fatto gli altri. Certo, questo non basta, che altrimenti ogni nuova amministrazione potrebbe disconoscere i debiti fatti da chi c'era prima. E in sei mesi finiremmo, tutti, peggio della Grecia.

Ma possiamo dire almeno tre cose. La prima. Rita Rossa e il centro-sinistra alessandrino hanno denunciato per tempo il baratro che si stava aprendo nei conti del comune. E lo Stato avrebbe potuto intervenire prima, coi poteri che ha, anziché attendere le elezioni. La seconda. Rita Rossa ha iniziato da subito un lavoro di sistemazione dei conti che, già difficile, potrebbe rivelarsi impossibile se non supportato. La terza. Dove governiamo noi - non dico in Emilia o in Toscana, ma proprio in provincia di Alessandria - i disastri non li facciamo. E non sempre lo Stato ci premia.

A questo proposito, faccio due esempi da iscrivere alla voce coerenza dello Stato in materia di autonomie locali.

Uno: la sezione di controllo della Corte dei Conti ha chiesto a molti comuni - giustamente - di togliere dai loro bilanci i crediti più vecchi di cinque anni. Perché l'anzianità li rende inesigibili per definizione. Il comune di Novi ne ha cancellato circa un milione, chiudendo il bilancio con soli 160.000 euro di disavanzo. Qualche giorno dopo, la spending review ha invece imposto la svalutazione del 25% di questi crediti. Vale a dire, per chi ancora li ha nel bilancio, uno sconto del 75%... E molti amministratori, nonostante questo, si lamentano.

Due: rimettere soldi nelle tasche delle famiglie è fondamentale per far ripartire i consumi. Lo dicono tutti e lo ricorda anche il Governo. A Novi lo abbiamo fatto, cambiando l'addizionale Irpef e applicandola per fasce di reddito. Il ministero ci ha detto che non si può, che bisogna usare gli scaglioni, sennò viene meno la progressività... Come se la progressività fosse garantita da una tassa che puoi applicare con la stessa aliquota a chi guadagna 10.000 euro e a chi ne guadagna 10 milioni. Il risultato è che l'addizionale Irpef per chi ha un reddito medio e basso scende rispetto allo scorso anno, ma non quanto avremmo potuto e voluto. Va appena notato, a proposito di autonomia, che questa partita non incide per un euro sul bilancio dello Stato.

Ecco, per dire. Ma sono quasi stufo di dire, su questi argomenti potremmo ampliare la "piattaforma di rivendicazioni" di un territorio e - se vogliamo - di una parte politica. Che a Roma - accompagnati o meno - possono presentarsi forti, non di comprensibili recriminazioni, ma di buoni esempi, di pratiche positive, di un'autonomia esercitata con responsabilità e con giudizio. E non ricevono premi.

Se c'è da scendere in piazza, rischiamo di essere più forti. E più numerosi, persino.

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