lunedì 22 ottobre 2012

Bisogna sorridere

Bisogna sorridere, per diverse ragioni.

Intanto perché abbiamo un progetto e una speranza. Poi perché sorridere fa bene. Ancora, perché chi ha coraggio sorride. E adesso è il tempo del coraggio. Infine, perché se 1.200 persone – alle quattro del pomeriggio di una domenica più fine estate che inizio autunno – si ritrovano in una sala di Alessandria per un’iniziativa politica del centro-sinistra, dovremmo sorridere tutti. Persino quelli che, invece, si sono incazzati. E pazienza per loro…

C’è una proposta, tra le molte illustrate ieri da Matteo Renzi, che ha dato particolarmente fastidio: quella di “restituire” 100 euro al mese ai lavoratori dipendenti che prendono meno di 2.000 euro al mese. Si tratta di un intervento costoso, sui 20 miliardi di euro, che Matteo propone di finanziare con un taglio del 10% della spesa “intermediata” dal settore pubblico.

Ci sono due modi per giudicare questa proposta. Entrambi legittimi, per carità. Capaci però di chiarire quali siano, a parte le polemiche pretestuose e i battibecchi, le vere differenze programmatiche tra il centro-sinistra di Renzi e quello proposto da Bersani.

C’è chi pensa che la spesa pubblica sia un dato di fatto, un aggregato che può aumentare se aumentano le entrate (qualche volta anche senza e si vedono i risultati…), ma la cui diminuzione non è, né può mai essere, all’ordine del giorno. È la visione di quegli amministratori e di quei governanti che, a ogni giro, aggiungono le proprie iniziative – e le proprie spese – a quelle che c’erano prima. Allineandosi alla comprensibile (ma non giustificabile) tendenza delle burocrazie ad autoalimentarsi e a crescere.

C’è chi, all’opposto, ritiene che la spesa pubblica debba essere tenuta sotto stretto e costante controllo. Le sue ragioni e giustificazioni devono essere riviste (la “review”…) spesso. Le spese che non servono si tolgono. Quelle che possono essere ridotte, si riducono. Sempre e comunque, perché non sono soldi nostri. E perché, se fare un chilometro di autostrada costa il doppio qui che in Germania, o qualcuno ci mangia o qualcuno è incapace. Ma l’unica cosa che bisogna fare è: cambiare.

Siccome nel Partito Democratico è pieno di persone serie e intelligenti, da molti anni l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica è un nostro obiettivo. Da molti anni, denunciamo che il centro-destra, mentre predica il risparmio e il rigore, lascia correre le spese per beni e servizi, senza controllo e senza vergogna. Appartiene al patrimonio di esperienze e all’elenco, breve o lungo fate voi, di successi del centro-sinistra di governo il fatto di avere governato l’Italia meglio dei nostri avversari quanto a controllo della spesa pubblica.

Dunque, avrebbe senso ritrovarci tutti dalla stessa parte. Magari a dirci che l’idea di Matteo Renzi – per le sue implicazioni sociali, ma anche per l’impatto macroeconomico di un così potente rilancio dei consumi privati – è una buona idea. Magari, un’idea da realizzare comunque. Così parliamo di contenuti.

Ma chi vive di riflessi condizionati e su questi ha costruito un’intera storia politica, non ce la fa: a Matteo Renzi tocca il ruolo del nemico da abbattere, il portatore di interessi diversi da quelli dei lavoratori, delle donne, dei giovani, dei pensionati… il “Babau” che fu Berlusconi e che ora DEVE essere qualcun altro.

Così, la spesa intermediata diventa un totem da difendere, senza se e senza ma, dall’assalto dei nemici del popolo. Ridurre la spesa intermedia, significa non comprare le siringhe o la carta igienica per le scuole. E significa anche – così è stato scritto – che i comuni vanno al collasso e Alessandria non riuscirà a pagare gli stipendi. Sarà contento l’ex sindaco Fabbio di sapere che, se i dipendenti comunali resteranno senza stipendio, sarà colpa dei tagli di Monti e persino delle proposte di Renzi. Lui, Fabbio, si era quasi convinto che la colpa fosse sua.

Ma noi dobbiamo sorridere. E lasciare che siano gli altri ad arrabbiarsi, se non hanno di meglio da fare. Anche perché si arrabbiano a ragion veduta: Matteo la spesa l’ha ridotta davvero, a Firenze. E pure le tasse ha ridotto. Ha fatto la patrimoniale, perché ha aumentato l'IMU sulle seconde case e con quei soldi ha abbassato l'Irpef. Proprio come abbiamo fatto a Novi Ligure. Ma non ditelo in giro, che si arrabbiano ancora di più.

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