mercoledì 10 ottobre 2012

Il Bianconiglio

Oggi Massimo D’Alema ha messo in chiaro un po’ di cose. Intanto, non intende rinunciare a ricandidarsi al Parlamento, dove siede da 7 (SETTE) legislature. Non lo fa per non darla vinta a Matteo Renzi, che vuole rottamarlo. E ovviamente, si rimette alla volontà del Partito, pur ricordando che egli è il presidente di una fondazione europea tanto importante da renderlo, più o meno, indispensabile.

Verrebbe da chiedersi cosa facciano oggi nella vita quelli che sono stati – come D’Alema – protagonisti della vita politica europea negli anni ’80 e primi ’90. Per dire, Lionel Jospin si è ritirato nel 2002, dopo l’eliminazione dal primo turno delle presidenziali francesi. D’Alema vuole fare il ministro nel 2013, 14 (QUATTORDICI) anni dopo le sue dimissioni da capo del Governo, date a seguito di una pesante sconfitta elettorale. E 38 (TRENTOTTO) anni dopo la sua nomina a Segretario Generale della Federazione Giovanile Comunista Italiana. Era il 1975, quando Matteo Renzi e io siamo nati. E Obama iniziava il liceo.

D’Alema si rivolge al Partito, che dovrà decidere sul suo futuro. Il Partito che, mentre modificava lo statuto per fare le primarie, aggiungeva un’interpretazione autentica della norma sul limite dei mandati: non tre mandati parlamentari – vale a dire, ti candido una volta, poi ti candido un’altra volta, infine ti candido una terza volta… poi basta – ma la durata di tre mandati parlamentari pieni – vale a dire 15 anni, cioè nella situazione attuale, quattro mandati. Quel partito lì, che si preoccupa di fornire simili, fondamentali, interpretazioni autentiche, avrà la forza di decidere che 7 (SETTE) mandati – almeno quelli, almeno… – sono abbastanza? Vedremo.

Resta il fatto che, se ieri la notizia erano le dimissioni, oggi sono le non-dimissioni. Come D’Alema non si ritira, così il mio amico Paolo Filippi non si dimette – entro oggi – da Presidente della Provincia di Alessandria per potersi candidare alle elezioni politiche di primavera. Ieri mi ha dato del populista e magari ha ragione. Ma continuo a non spiegarmi perché dovrebbe fare notizia il fatto che non si dimetta. Semmai, perché avrebbe dovuto dimettersi, proprio ieri? E perché dovrebbe essere un atto eroico quello di rimanere al posto nel quale gli elettori ti hanno messo?

Sembra la storia del Bianconiglio di Alice, quello che festeggiava tutti i giorni il suo non-compleanno. Dunque, visto che questo è l’andazzo e soprattutto per tranquillizzare gli amici, lo dico anch’io: oggi non mi dimetto. Ma anche: oggi non sono ammalato, oggi non mi sposo, oggi non cambio lavoro. Oggi nessuno di noi si è fatto male, non si preoccupi il presidente del Copasir…

Oggi è il mio non-compleanno. Fatemi gli auguri, please.

1 commento:

  1. Allora tanti auguri di buon noncompleanno anche da parte dello Stragatto...

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