venerdì 21 ottobre 2011

Pasta, fagioli e la ragione dei matti

Anche se a stare tre ore in una serra prendi un po’ di freddo, quando alla fine ti propongono una pasta e fagioli come quella dell’altra sera, tutto si sistema. Se poi ti fanno persino il live blogging delle due stupidaggini che sei andato a raccontare, c’è persino il rischio che tu ti senta un figo.
Comunque è stata una bella serata. Dico di martedì in Alessandria, con Gianguido Passoni e Rocchino Muliere – che non mi ha nemmeno bacchettato, ma dai… – con Giorgio Abonante. E ovviamente, con Mauro Buzzi.
Ho detto due cose, almeno ci ho provato. Che a me paiono fondamentali, specie di questi tempi e specie da quelle parti. Che quando Buzzi sarà sindaco di Alessandria ne avrà di problemi da risolvere per rimettere insieme i cocci del bilancio di quel comune. E non vorrei essere al suo posto.
La prima cosa: un bilancio comunale non è mai un fatto tecnico. Se vi spiegano che quella è roba da esperti, da cervelloni della finanza che ci capiscono, probabilmente vogliono fregarvi. I bilanci sono una questione politica e lo sono ancora di più nei periodi difficili. Tocca alla politica fare le scelte e assumersi le responsabilità del momento. Tocca alla politica decidere dove e come ridurre la spesa o aumentare l’entrata per tenere in ordine i conti. Il resto sono balle. E se qualcuno spera di risolvere i problemi di bilancio mettendo insieme un pool di cervelloni, si sbaglia di grosso.
La seconda cosa: chi considera i servizi pubblici come un “Bene Comune” deve lavorare perché le aziende a proprietà pubblica siano più efficienti e non meno efficienti di quelle private, più economiche e non meno economiche, più e non meno capaci di produrre servizi a costi competitivi. Perché a farne una questione ideologica e basta, non si risolve ma si rischia di peggiorare un quadro già non esaltante, dando via libera ai peggiori istinti: aziende gestite da politici e amici “da sistemare”, carriere manageriali cresciute al riparo da ogni concorrenza, assunzioni clientelari, piccoli e grandi spazi di potere che si consolidano. C’è pieno di gente pronta ad approfittare della ripubblicizzazione delle società di servizi, per farsi i fatti propri a spese di tutti. Non meno di quella che ha approfittato delle semi-privatizzazioni degli ultimi vent’anni per fare la stessa cosa.
Ho scoperto che anche a Torino – pure loro parlano di “Gruppo Locale”, come faccio io… – i manager si incazzano e difendono l’autonomia delle aziende. E ti spiegano che loro discutono col sindaco. Magari una volta all’anno, nell’assemblea di bilancio. E forse anche per questo tanti cittadini hanno votato Sì al referendum: perché se la proprietà è pubblica, cioè mia, io voglio contare e decidere. E voglio che quelli che ho eletto contino e decidano. L’ideologia non c’entra niente. Elementare, o no?
Le stesse cose, più o meno, le ho ripetute il giorno dopo a Novi Ligure. Se ne riparlerà presto. Qui, almeno, che il bilancio è una questione politica lo abbiamo capito da un pezzo. E forse stiamo un po’ meglio anche per questa ragione. Per il resto, io di governance del “Gruppo Comune” parlo e straparlo da anni.
Parlo e scrivo e non cambia mica niente, ma tutti mi danno ragione. A volte mi sembra la ragione dei matti.

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