lunedì 10 ottobre 2011

Idraulici. E avvocati

Il bello di avere un blog è che ti consente, qualche volta ti obbliga, a ragionare sulle cose prima di scriverle. I social network spesso ti fregano, se sei troppo generoso nell’inserire commenti. A questo proposito devo ringraziare Graziano Moro, per aver commentato il mio post precedente con un ragionamento che varrebbe da solo un post (leggi).

Sulla prima parte del ragionamento di Graziano potremmo anche trovarci d’accordo. Ha fatto delle importanti precisazioni, su cosa intenda con “fare l’idraulico” e “mettersi in gioco”. Forse siamo d’accordo anche sul fatto che un avvocato dovrebbe fare l’avvocato, magari in un mercato concorrenziale. Dove pure chi è più giovane possa lavorare, anche se non è figlio di avvocati.

Temo però che a Graziano sfugga ancora un aspetto. Non solo legato alla disponibilità di capitale di rischio per le nuove imprese. E capace di creare un insormontabile problema, di quelli che un tempo avremmo definito di “agibilità”.

Per essere molto chiari, non credo si possa proporre a un giovane di mettersi in gioco, magari cambiando città, se gli affitti sono quelli che ho citato nel mio post, se l’accesso alle professioni e al mondo dell’impresa è bloccato da chi è già dentro (non solo attraverso gli ordini professionali… e NOI in Parlamento ne stiamo istituendo altri, per le professioni paramediche, con la sola opposizione dei soliti Radicali), se il capitale a credito c’è – laddove c’è – solo quando il babbo ha qualche immobile da dare in garanzia.

La questione che sta facendo saltare i nervi a un po’ di persone tra i 25 e i 35 anni è la seguente: negli ultimi venti anni, in Italia, si è verificato un poderoso trasferimento di risorse dalla produzione alla rendita. Parlo della rendita immobiliare e finanziaria. Ma anche delle rendite di chi, essendo garantito, non ha bisogno di produrre in modo efficiente, che sia dipendente pubblico o professionista ipertutelato o pensionato più o meno baby. O forse le risorse non sono state trasferite. Forse sono semplicemente diminuite, ma la riduzione ha pesato soltanto su alcune tasche, non su altre.

Comunque, questo ha coinciso, anche, con un trasferimento di risorse tra generazioni, a danno dei più giovani. Come ho già avuto modo di spiegare, io sono tra i fortunati, che sono arrivati un po’ prima: prima dell’11 Settembre, prima dell’Euro, prima della crisi globale. Infatti, ho un lavoro a tempo indeterminato da 10 anni e mezzo e posso decidere di scegliere la carriera professionale, rinunciando ad altre prospettive.

Anche a proposito delle altre prospettive, Graziano fa alcune considerazioni. Lascio da parte quelle sulle regole, che io faccio e disfo. Le lascio da parte insieme al tentativo – nemmeno troppo dissimulato – di liquidare tutte le mie considerazioni sulla situazione politica locale e nazionale come frutto di “personalismo”. Sappiamo che l’individualismo è il peggior crimine di cui possa macchiarsi un buon militante del Pci e farei un torto a Graziano se lo annoverassi tra i nostalgici di quei metodi. Diciamo solo che resiste, persino in lui, qualche riflesso condizionato. E passiamo oltre.

Io credo, molto semplicemente, che la nostra piccola, minuscola e insignificante vicenda locale sia lo specchio di quanto avviene a livello nazionale. Non faccio la morale a nessuno, non nego a nessuno il diritto di stare in campo e di candidarsi – se lo ritiene – anche a ottanta anni e dopo essere stato sulla cresta dell’onda per sessanta anni. A me pare che tanto vittimismo di chi si sente minacciato dalla spinta rottamatrice sia solo un’efficace variante dialettica sul tema della “lesa maestà”.

Ci sarebbe semmai da riflettere su come il “paradigma” italiano si materializzi in persone tanto provate da una lunga vita di lavoro da scegliere la pensione a poco più di 50 anni, salvo poi essere pronti a dedicare i successivi quindici o vent’anni a fare gli assessori, i consiglieri, i parlamentari. Ma la pensione come occasione per potersi dedicare ad un nuovo lavoro quando si è ancora giovani, avendo la garanzia di una rendita vitalizia, è fortuna che, nella storia d’Italia, tocca ad una sola generazione.

In ogni caso, la questione che pongo – anche qui – è di “agibilità democratica”. L’esistenza di regole, come quella delle primarie, è un prerequisito fondamentale per garantire a tutti la possibilità di partecipare. Ma non è un requisito sufficiente. E se a confrontarsi sono, da una parte persone che fanno politica a tempo pieno da una vita, dall’altra quei ragazzi che passano da uno stage a un contratto a termine da dieci anni, è del tutto evidente che i secondi sono destinati a soccombere. A meno che non abbiano alle spalle qualcuno – una famiglia, una consorteria, una corrente, un padrino – in grado di sostenerli e di proteggerli da rischi ai quali i meno giovani non sono esposti.

A questo dobbiamo anche aggiungere l’atteggiamento, questo sì tutto ereditato dal vecchio Pci, per cui certe cose si possono pensare ma non si devono dire. Perché altrimenti facciamo brutta figura e la gente non ci capisce. Beh, per quanto mi riguarda, io non ritengo di dover nascondere ai quattro gatti che leggono questo blog quello che tutti sanno e di cui tutti parlano. Sarà un atteggiamento da “sfasciacarrozze”, ma almeno non ha il difetto dell’ipocrisia.

Come lo hanno invece le stupidaggini che alcuni fanno circolare a Novi Ligure e non solo sulle ragioni “vere” della mia scelta. Una scelta che è diventata pubblica, semplicemente perché un paio di bravi giornalisti mi hanno fatto una domanda, alla quale ho risposto con sincerità. Per il resto, non faccio la morale a nessuno, ma provo a raccontare la realtà per come la vedo.

2 commenti:

  1. Innanzi tutto complimenti per il blog che se usato per un confronto franco e sincero delle idee ha il pregio di trasformare in tempo reale il proprio pensiero in una comunicazione trasparente che stana tutti i topastri della chiacchera che si trovano improvvisamente inutili e superati. E questo è già un piccolo cambio di paradigma.
    Sorvolo sulle cose su cui concordiamo per affrontare un argomento che hai gettato li, che mi interessa e che non è facile discuterne, ossia, la necessità di ristabilire le fondamenta di un sistema che non si regga soltanto sulla forza che deriva dalla rendita di qualunque tipo, inibendo quella necessaria agibilità democratica che si badi è alla base dell’etica dello sviluppo oltre che di una democrazia veramente compiuta. Quello che Draghi vuol dire è proprio quello che con insistenza tu ritieni non si possa proporre ad un giovane, ossia, che dobbiamo fare in modo che un giovane che lo voglia, possa mettersi in gioco nell’industria, nelle professioni come nella politica , è una condizione necessaria per la crescita. Certo so che non è facile e un pò di sofferenza personale per conquistarmi l’agibilità nell’impresa e nella politica mi hanno insegnato qualcosa che posso e devo provare a tradurre.
    Vedi è giusto che i trentenni si incazzino perché trovano difficoltà di inserimento nella politica. Convengo con te, che negli ultimi 20-30 anni, in Italia, si è verificato un enorme trasferimento di risorse dalla produzione alla rendita immobiliare e finanziaria. Ed ho sempre cercato di spiegare e tu lo sai, che il più antipatico e fastidioso trasferimento di risorse è avvenuto tra il lavoro produttivo e il pubblico impiego che, essendo garantito, non solo non ha mai avuto bisogno di produrre in modo efficiente ( da qui l’inefficienza della ns spesa pubblica) ma da quella rendita di posizione, ha usato la politica e la politica si è servita di quella rendita, per autoreferenziarsi nella gestione del potere. Vai a vedere quanti lavoratori d’industria, manager, imprenditori, partite Iva siedono in Parlamento o in Consiglio regionale o Provinciale…
    Tu non sei tra i fortunati sei semplicemente come me.. sei inserito nell’industria e stai affrontando il tema dell’opportunità della carriera professionale e/o della carriera politica e in entrambe le funzioni stai dimostrando talentuosità. Credi a sto vecchio rincoglionito: scegli ciò ti ti stimola di più e arriva sin dove puoi … vedi nella vita è come nello sport ( di cui ti occupi come Assessore) ogni tanto si perde qualche partita .. e qualche volta si scopre che è truccata … ricordi nel gennaio del 2004 fini 11 a 10 …. uno era fuori gioco….
    Cosa vuoi farci. Anche questo fa parte dei limiti dell’agibilità. La cosa giusta era accettare la sconfitta senza polemiche con un profilo etico ragionevole e cosi abbiamo fatto.
    Un abbraccio

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  2. Commento da Facebook di Gianfranco Gazzaniga:

    Scusa Germano se intervengo in questa dialettica tra Te e Graziano ma da una parte sono concorde al 100 per cento con il pensiero del nostro amico Assessore Provinciale dall'altra mi sento, come direbbe il Nostro Segretario Nazionale Bersan...i (tuo amico boh, al Congresso Nazionale non lo era, forse in occasione del Provinciale lo e' diventato) "tirato per la giacchetta". L'opinione espressa da Graziano sul mettersi in gioco, significa a mio avviso un ancorché' di adattamento di proporsi inizialmente in attività' e settori che magari non siano proprio quelle per le quali si e' compiuto il corso di studi, per poi grazie alle capacita' ed ai numeri che ogni individuo possiede esprimere le proprie potenzialità'. Le tue precisazioni in merito al blocco degli ordini professionali mi sembrano anacronistiche ( chi forse non sa che oggi le uniche professioni classiste e chiuse sono restate quelle dei notai e dei farmacisti) in quanto l'abusivismo sia ad esempio per gli avvocati che per la mia categoria sono all'ordine del giorno. Tu parli correttamente di un trasferimento di risorse dalla produzione alla rendita )immobiliare e finanziaria); perché' non ti chiedi il perché'. Probabilmente e' lo stesso motivo per cui gli imprenditori stranieri non investono piu' in Italia, vale a dire una legislazione del lavoro troppo poco flessibile che non garantisce di offrire lavoro nella grande industria se non soggiacendo ai diktat sindacali. Con ciò' non voglio assolutamente passare per un antisindacalista ne' per un capitalista che non sono ma ritengo TUTTI dobbiamo fare un passo indietro creando quella flessibilità' che garantisca un restringimento di quella forbice che fa si che in Italia esistano lavoratori iper-protetti e lavoratori pressoché' sprovvisti di tutele. Allora si che vedremo rinvestire nella produzione. Ed ora passo alla tua affermazione che mi ha portato a postarti. Tu letteralmente dici" parlo anche delle rendite di chi, essendo garantito non ha bisogno di produrre in modo efficiente, che sia dipendente o professionista ipertutelato(!!) o pensionato". Forse Tu che vieni dal mondo del lavoro dipendente non conosci la realtà' della libera professione, di coloro che come me, hanno sudato le proverbiali sette camicie per crearsi spazio nel mercato che dopo anni di sacrifici sono riusciti a crearsi una posizione dignitosa ( non dico agiata ma dignitosa). I problemi che affrontiamo giornalmente per incassare le nostre parcelle, per far fronte ai nostri impegni; ed e' sufficiente un errore od una svista per perdere quanto abbiamo creato in anni di duri sacrifci. E poi ipertutelato da chi??? Lo sai che la nostra categoria e' vista da tutti come coloro che evadono che guadagnano montagne di soldi, dimenticandosi che il professionista spesse volte non conosce la parola sabato o domenica e la giornata lavorativa dura almeno 13 ore. Per non parlare del lusso che non ci e' concesso di ammalarci? Ed aggiungo ai fessi come il sottoscritto a cui piace far politica sono costretti a sacrificare ore di sonno, l'affetto dei propri cari, per non parlare del tempo dedicato, in luogo del proprio lavoro (e del guadagno) per scrivere, partecipare a riunioni alle quali crediamo ancora e crederemo sempre. E per concludere le tue affermazioni sul vittimismo mi sembrano, oltre ad essere ingenerose nei confronti di persone che stanno ricoprendo ottimamente le funzioni alle quali sono preposte, anche inversamente proporzionali a quanto Tu dici? ( e' un po' come il merlo che dice al corvo "come sei nero!". Con immutata stima ed affetto.

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