martedì 11 ottobre 2011

Non abbiamo fatto il Pd per questo

L’amico Gianfranco Gazzaniga ha detto la sua nel dibattito “generazionale” che si è aperto da qualche giorno su questo blog. Mi sono permesso di postare il suo commento da facebook, che potete leggere qui.
Franco è persona che stimo. È anche merito suo – che ha fatto per anni il revisore dei conti – se il bilancio del Comune di Novi sta meglio di altri. Anche per questo, l’ho sostenuto nella sua sfortunata avventura da candidato a sindaco di Bosco Marengo. Siamo stati in due ad appoggiarlo apertamente: un alessandrino ex AN – finché il PdL non l’ha fermato – ed io. I nostri, riformisti e massimalisti, sono rimasti a casa. Tutti. Cose che succedono, specie se non fai parte del “cerchio magico”.
Franco fa due ragionamenti: uno riguarda le professioni liberali, l’altro la dialettica interna al Partito Democratico. Il primo è più interessante, sul secondo farò solo un passaggio.
In effetti, sono abbastanza consapevole del fatto che i lavoratori autonomi non sono tutti evasori fiscali e spesso si ammazzano di lavoro. Chi conosce me e la mia famiglia lo dovrebbe immaginare. Né ho mai messo in discussione che molte carriere professionali siano costruite sull’esercizio quotidiano dell’impegno e del sacrificio. Bene, ma non mi spiego perché ogni volta che si discute delle scarse opportunità per i giovani, qualcuno si senta in dovere – e in diritto – di raccontare la propria “gavetta”.
Non stiamo discutendo di questo, quando analizziamo gli spazi inesistenti per i più giovani nel mercato del lavoro e delle professioni. È un dialogo tra sordi, che segna una distanza culturale profonda. E mostra l’inadeguatezza degli strumenti di analisi che la generazione precedente alla mia utilizza per comprendere la società di oggi. In fin dei conti, l’idea è che i giovani non abbiano voglia di sbattersi, “mica come ai nostri tempi…” Talvolta con qualche contorno vagamente new age sul coraggio di innovare e di mettersi in gioco. E tu vagli a spiegare che dieci anni di precariato senza prospettive non sono una “gavetta”, ma si chiamano sfruttamento. E che anche molti giovani professionisti lavorano dodici ore al giorno e pure sabato e domenica, ma guadagnano 400 euro al mese. Vabbé.
Comunque, non esistono professionisti iper-protetti. Salvo i non pochi collezionisti di incarichi dalla pubblica amministrazione. Sia Franco che io ne conosciamo alcuni: commercialisti, avvocati, architetti, ingegneri. A Novi, una volta siamo riusciti a dare qualcuno di quegli incarichi a giovani, senza tessera di partito, da poco entrati sul “mercato” della professione. Qualche giorno dopo, mi fermò per strada un anziano professionista – che stava fermo un giro, in quell’occasione – e mi chiese se doveva prendere “qualche tessera” per avere incarichi che egli riteneva gli spettassero di diritto. Ecco, parlo di questo e di molto altro. Anche di come gli ordini professionali selezionino le rose di candidati da sottoporre agli enti pubblici, quando c’è da fare qualche nomina. Vogliamo discuterne?
Il secondo ragionamento riguarda – ancora – la geografia interna al Pd. Mi si chiede – ancora – se io sia diventato “amico di Bersani”. Ecco, io penso con molta semplicità che D’Alema e il dalemismo abbiano fatto sufficienti danni da augurarci che spariscano alla svelta dalla scena politica. Per questo mi danno del “morandiano”, l’altro giorno addirittura del “migliorista”: una corrente di un partito che è stato sciolto 21 anni fa.
E invece io penso che Veltroni abbia fatto il suo tempo, ormai da un pezzo. Ha avuto la sua occasione, l’ha sprecata facendo il figo di Holliwood che se ne va. Per due volte e non verso l’Africa. Se a questo aggiungiamo lo stato in cui ha lasciato le casse del Comune di Roma, ce n’è abbastanza – dal mio punto di vista – per chiedere che anche lui si faccia da parte.
Si può partecipare al dibattito nel Partito Democratico senza iscriversi a nessuna delle due fazioni? Io spero di sì e cerco, per quello che ne sono capace, di rappresentare le opinioni di chi magari a questo partito nemmeno si iscrive. Forse perché ha capito che la dialettica tra destra e sinistra, d’alemiani e veltroniani, riformisti e quegli altri là dura da trent’anni. Ed è servita – più che altro – a garantire spazio e carriere a chi c’era allora. E continua a esserci oggi. Non abbiamo fatto il Partito Democratico per questo, mi pare.

1 commento:

  1. francesco montessoro11 ottobre 2011 alle ore 14:08

    Condivisibili, almeno in gran parte, le considerazioni sul Pd. Più interessante l'approccio alla questione dei giovani e soprattutto dei (giovani) professionisti.

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