giovedì 29 agosto 2013

Non prendiamoci in giro

Almeno non prendiamoci in giro. Lasciamolo fare ad Alfano, che ridacchi pure sulla sua“mission accoplished”, ma tra di noi diciamoci la verità.

Dunque, abolita l’IMU sulle abitazioni principali, verrà creata dal 2014 la Service Tax. Sarà una tassa comunale, assorbirà IMU e Tares (cioè la vecchia tassa rifiuti) e dovrà garantire il funzionamento dei comuni, a parità di altre condizioni.

Le altre condizioni che restano immutate sono, in breve, le seguenti:

1.       La manovra “IMU ai comuni”decisa sul finire del 2012 ha prodotto, insieme ai tagli già inseriti nelle finanziarie precedenti, un nuovo taglio delle risorse per i comuni. Roba da centinaia di migliaia di euro o forse milioni, già per comuni di media dimensione. Quelle risorse in meno devono essere trovate nei bilanci comunali, che infatti non si sa come chiudere. E la cui scadenza è infatti slittata – per ora – a fine settembre.

2.       La Tares, nel sostituire la vecchia tassa rifiuti, contiene già un aggravio di 30 centesimi al metro quadrato, che non va nelle casse dei comuni. Quindi, il prelievo è già più alto, per quella quota, rispetto al 2012. Questo tralasciando gli aspetti finanziari e di cassa, visto che tutto il dovuto per il 2013 deve essere pagato prima di dicembre, mentre la tassa rifiuti si pagava con rate che arrivavano a maggio dell’anno successivo. Dunque, si paga di più e in anticipo.

La nuova tassa per i servizi dovrà garantire, per ogni comune, un gettito pari al totale della vecchia IMU (prime case e tutto il resto) più il totale della Tares (tassa rifiuti e addizionale) più quello che, nel giochino fatto a fine 2012, manca oggi all’equilibrio dei bilanci. Come questo possa tradursi in esborsi più bassi per i contribuenti è un mistero.

Di più – e qualcuno comincia subito ad accorgersene – se si paga per i servizi comunali, non in base al patrimonio posseduto, ci saranno effetti “redistributivi”del carico fiscale tutti da valutare.

Guardate che questa roba qui era già vera per la tassa rifiuti. Sulla quale, la retorica ambientalista del “chi più sporca, paghi di più” su cui si basava la spinta – alla quale, per tutta la vita, mi vanterò di avere resistito – per passare dalla “tassa” alla “tariffa” avrebbe prodotto effetti disastrosi sulle famiglie. Se devo pagare in base ai rifiuti che produco, quando vivo da single in una casa di 100 metri quadrati devo pagare un quarto o anche meno di una madre sola con tre figli piccoli che vive in un bilocale. Più in generale, il carico dovrebbe spostarsi pesantemente dalle imprese alle famiglie. Geniale.

In definitiva andrà così: o la tassa sui servizi avrà una forte (prevalente) componente patrimoniale, nel qual caso l’IMU sulle abitazioni principali ci sarà di nuovo, ma sotto falso nome, oppure davvero la nuova tassa non sarà una patrimoniale e allora a rimetterci (molto) saranno i poveracci, quelli che vivono in affitto, le famiglie numerose.

Ma, persino a prescindere dalla redistribuzione del carico, difficilmente si pagherà di meno. E saranno i comuni e i sindaci a dover trovare le soluzioni. Ammesso che, in un quadro del genere, la prossima primavera si trovi ancora qualcuno disposto a farlo, il mestiere di sindaco, per prendere schiaffi in coro dallo Stato e dai cittadini tartassati.

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