domenica 4 novembre 2012

L'Unione dei Progressisti

Ieri me l'ha detto uno di Rifondazione: "Diliberto ha fatto l'accordo con voi del Pd, così gli date cinque posti sicuri in lista e altri cinque da guadagnare"Uno può dirmi che sono un malizioso e che quello ha il dente avvelenato. O anche viceversa. Può darsi, ma con questa legge elettorale e con lo sbarramento, come volete che si facciano gli accordi coi partiti dello zero-virgola?

E dai, in principio furono i socialisti. Socialisti per Bersani, s'intende, che entreranno nelle liste del Pd e torneranno in Parlamento. Ora tocca ai comunisti per Bersani. Scommettiamo che entro qualche settimana avremo i verdi per Bersani e forse i dipietristi per Bersani? E l'Udeur? Ve lo ricordate, il partito di Mastella?

Mi piacerebbe conoscere l'opinione di Rosi Bindi, quella che proteggendo l'ortodossa unità dei gruppi parlamentari ha cacciato i Radicali eletti nelle liste Pd al grido di "stronzi".

E mi piacerebbe sapere cosa ne pensano tutti quei nostri elettori che ricordano con vergogna il periodo tragicomico dell'Unione. Quando i ministri andavano in piazza contro il governo e si discuteva per giorni su una dichiarazione di Alfonso Pecoraro Scanio o di Marco Rizzo. A proposito, un posticino in lista per lui non lo troviamo? Per gli estimatori di Assad siamo a posto, ci manca uno che abbia pianto la scomparsa di Kim Jong Il. E Marco-condoglianze-al-popolo-nordcoreano sarebbe perfetto...

No, non sembra l'Unione, lo è proprio. E non c'è nemmeno Romano Prodi. Sembra l'Unione, ma rischia la fine dei Progressisti: una gioiosa, inconsapevole, oggi pure arrugginita macchina da guerra... Aspettiamo solo che si svegli uno dall'altra parte - con faccia nuova e una mezza strategia - e vedrete che fine facciamo. La stessa di 18 anni fa.

La parte più divertente è che, mentre rispolverano certi (politicamente) morti viventi, hanno da ridire sull'impegno politico di uomini perbene come Giorgio Gori. E si offendono pure, se dici che le hanno sbagliate tutte e che vogliono continuare a sbagliare.

L'unico conforto è che, stavolta, c'è un'alternativa che si chiama Matteo Renzi.

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