domenica 1 luglio 2012

Balotelli e la lezione di Alessandria

Il comune di Alessandria è in dissesto finanziario. Non lo ha voluto la
Corte dei Conti, né lo ha scelto la nuova amministrazione. Alessandria è in dissesto perché chi l'ha "governata" negli ultimi anni ha accumulato una mostruosa massa di debiti: il fallimento, come sempre, è un dato di fatto, non una scelta.
D'altronde, chi ha avuto la pazienza di leggere le carte lungo tutti i mesi di questa triste vicenda, non può che dare ragione all'ex presidente della commissione bilancio Brusasco: un esito scritto da tempo, chiaro nei numeri, inevitabile per le scelte dissennate di questi anni.
Il dissesto è uno "stato contabile", ha spiegato l'ex sindaco Fabbio. Un comune non può fallire. Lo vedranno presto i creditori se ci sia qualche differenza - per loro - tra un dissesto e un fallimento. Ma forse il dissesto è davvero solo uno "stato contabile". Più o meno come il coma è uno "stato di salute".
E pensare che ancora c'è chi mi invita - giuro che è successo ieri... prima capitava più spesso - a imparare qualcosa da Fabbio e Vandone. Sia chiaro e l'ho detto spesso: ho sempre ritenuto entrambi assai preparati. Il che non attenua, ma semmai aggrava la loro posizione.
Ma forse, se non proprio da loro due, dalla vicenda c'è di che imparare. E riguarda un po' tutti.
Intanto, che i bilanci non sono una complicata alchimia, roba per addetti ai lavori. Se togli le parole, restano i numeri; poi con qualche somma e sottrazione, arrivi a un numero solo. Che può essere positivo o negativo. Chiunque può capirlo e nessuno - quando governa - è giustificato se non lo capisce.
Poi, se vuoi che quel numero sia positivo, devi spendere quello che hai, non di più. Meglio, molto meglio, se di meno.
Ancora, chi propone il rigore sarà pure impopolare, ma spesso ha ragione. Specie di questi tempi.
Infine, il compendio: non esistono esperti tanto bravi da superare le tre regole precedenti. Dunque, è ingenuo pretendere che i "tecnici" facciano miracoli. Ma non lo è di meno pensare che basti trovare "quello bravo" per non doversi più preoccupare di conti e di bilanci. Anzi - e forse questa è la lezione principale - "quello bravo", se lo è abbastanza, può raccontarla più a lungo di altri e trovare pochi capaci di rispondergli. E se le sue scelte sono sbagliate, può fare molti più danni.
E insomma, la politica non è il calcio, per quanto gli somigli, almeno nei suoi tratti peggiori. Non basta trovare uno davvero capace, un Balotelli dei numeri, per far tornare i conti. Personalmente, mi converrebbe forse dire il contrario. Ma è così.
Queste robe qua le abbiamo capite, chi prima chi dopo, attraversando anni tanto difficili e complicati. Eravamo in pochi a dirle, sino a poco tempo fa. Qui la lezione di Alessandria forse serve davvero.
E speriamo invece che il Balotelli, non quello dei numeri ma quello dei muscoli, ci basti questa sera.

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