sabato 23 giugno 2012

Scelte

E pensare che Matteo Renzi non si è ancora candidato. Forse lo farà oggi. Forse. Nel frattempo, però, la campagna è già partita e in grande stile. Lo dicevo io, che le primarie non saranno un pranzo di gala...
Dunque, negli ultimi due giorni, Renzi è stato: il candidato premier di Berlusconi, che manderà lo stesso al Quirinale, un residuato del '900, un portaborse, uno che é diventato sindaco per caso... Una specie di Pizzarotti, ma venduto e con l'arterio. Vabbè.
Intanto il dibattito interno ha preso la piega prevedibile: da una parte le truppe raccolte intorno al segretario, tre o quattro linee diverse, ma tutti con Bersani. L'unico che ha titolo per candidarsi alle primarie, spiega qualcuno. A norma di statuto.
Dall'altra quelli che aspettano e temono, forse, di rimanerci in mezzo; tra il caravanserraglio di Bersani e l'unica proposta di vero rinnovamento che, forse, sta per materializzarsi.
Credo però che, a parte le seghe mentali su vocazioni maggioritarie, modelli di partito e autenticità riformiste, un fatto stia emergendo con chiarezza: la linea di politica economica prevalente tra i sostenitori di Bersani è quella di Fassina. Che predica centralità del lavoro subordinato, si fotta il liberismo, gauche rétro e pedalare.
Chi la pensa in un altro modo dovrebbe porsi questa (facile) domanda: come si contrasta una politica sbagliata e pericolosa? Quindi, come fare per affermarne una diversa, vincere le elezioni e governare bene l'Italia?
Non so se la risposta verrà oggi da Firenze, ma lo spero. Di sicuro, non verrà dal riproporre gli scazzi interni di veltroniani contro d'alemiani. Non verrà da un congresso, né da un'assemblea. Dobbiamo solo misurarci col voto delle primarie. E ognuno scelga, tra le due parti, da quale stare. Io ho scelto.

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