sabato 2 giugno 2012

Altro giro, altra corsa

Un altro giro sulla giostra. Questo è l'unico obiettivo, l'unica cosa che conti davvero per le "leadership attuali" del Partito Democratico.
Ogni atto, ogni parola, ogni ragionamento sono condizionati - spesso determinati - dall'ossessione di restare, per un altro giro, in sella.
Tutto ormai suggerisce l'opportunità, persino l'urgenza, di un passo indietro. Ma più il segno dei tempi che cambiano - e richiedono cambiamento - si fa chiaro, tanto più radicale, irriducibile e tristemente fantasioso diventa lo sforzo di chi non vuole schiodarsi. Succede che, dopo una settimana passata a rivendicare la vittoria "senza se e senza ma" del Pd alle ultime comunali, si faccia avanti l'ipotesi di una "lista civica nazionale". La quale dovrebbe raccogliere i voti che il Pd non riesce a conquistare. E, chissà poi perché, portarglieli in dote. Come dire, tutti i "se" e i "ma" che circondano la recente "vittoria" elettorale: dall'astensione a Grillo. A noi che non guadagniamo un voto dal tracollo degli avversari.
C'è fantasia, ma anche disperazione in questa pervicacia. C'è il terrore di dover passare davvero la mano. Ma c'è anche l'arroganza di chi è abituato a restare a galla, da decenni, a dispetto di ogni cambiamento.
Se da trent'anni fingi di litigare - e ti spartisci il potere - dividendoti in correnti che sono nate nel Partito Comunista Italiano all'inizio degli anni '80 del secolo scorso, non puoi capire quando è ora di smetterla. Umanamente, antropologicamente, non puoi, se hai cambiato nome sei volte senza mai cambiare mestiere. O cercartene uno.
A livello nazionale, questa fantasia della disperazione ci parla della candidatura a premier di Pierluigi Bersani: alleati con chiunque, con qualsiasi legge elettorale, a ottobre o in primavera, con Casini o con Vendola, con Saviano o con Scalfari, purché Bersani sia il candidato. Una caricatura della "vocazione maggioritaria" che farebbe ridere. Non fosse che poi ti chiedono, polemici e allusivi: "Ma tu non eri per la vocazione maggioritaria?" Daje.
Dalle mie parti, invece, le cose vanno meglio. I posti, mi dicono, sono tutti assegnati sino al 2014. Resta solo il rischio delle primarie, che son tanto pericolose. Ma la soluzione c'è: arrivarci uniti, con un solo candidato di partito. Uno forte, si capisce. Ora sono più tranquillo: non ci sarà un'altra Genova o un'altra Milano. Faremo come a Parma. Evvai.
È ora di fare qualcosa. Che questi, se vanno avanti ancora un po', ci mandano davvero per stracci.

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