lunedì 3 settembre 2012

Think again

Dicono che ieri Matteo Renzi abbia fatto il botto alla Festa Nazionale del Pd di Reggio Emilia. Pare che persino i militanti “duri e puri” dell’Emilia profonda e supposta bersaniana abbiano applaudito. Io me lo aspettavo. Per questo, credo ci sarà da divertirsi, con le primarie: questa idea bislacca e maleducata che l’attuale leadership del Pd abbia fatto il suo tempo, mi sono accorto da tempo non essere così lontana dal sentire diffuso dei “nostri”. Vedremo.

Invece, stamattina mi è capitato di leggere questo articolo. Parla di Renzi e del suo lavoro da sindaco di Firenze. E lo fa con numeri alla mano, dipingendo il nostro come un amministratore non troppo capace. Quando si parla di numeri e di bilanci – quante volte l’ho già scritto… – molti pensano si tratti di questioni astrusamente tecniche. Così si fermano all’impressione. E gli puoi raccontare quello che ti pare. Anche, ad esempio, che Renzi non sa fare il sindaco. Come dice Rosy Bindi. E altri con lei, senza mai spiegare il perché e il per come.

L’articolo tratta delle molte società controllate e partecipate dalla città di Firenze. Non mi addentrerò in meandri che una politica miope e interessata – immagino anche a Firenze, come altrove – ha costruito nei decenni, creando scatole e scatolette cinesi in cui diventa impossibile districarsi. Mi limiterò a notare che quello sfracello di società non l’ha inventato Matteo Renzi, che invece propone oggi di privatizzarne qualcuna. Lo fa contro resistenze forti e sempre bene organizzate. Nelle quali le nostre vecchie guardie politiche, “manageriali” e sindacali temo svolgano, anche lì, un ruolo chiave. Per dire un’esperienza personale, gente che se una farmacia comunale guadagna 10.000 euro all’anno non devi mica venderla, che rende. Fin qui, bravo Renzi.

Ci sono poi le spese correnti. Ridotte da 490 a 486 milioni di euro in qualche anno. Qualcuno dirà che è meno dell’1%, ma dovrebbe prima considerare che i costi – per stipendi, utenze, beni, servizi… – aumentano da soli nel tempo. A meno che non si intervenga per farli, invece, scendere. È chiaro che per una generazione di amministratori abituata a pensare che gli avanzi di bilancio siano bestemmie, cresciuta con l’idea di dover spendere tutti i soldi che ci sono – e magari anche quelli che non ci sono – uno che le spese le taglia davvero deve apparire insopportabilmente di destra. E poi ha pure ridotto l’addizionale Irpef: l’unica grande città italiana a farlo nel 2012. Come Novi, che però è piccolina. Fin qui, ancora bravo Renzi.

Ancora, la città di Firenze ha provato a vendere qualche immobile, ma non sempre ci è riuscita. Mica uno scherzo, con questi chiari di Luna. L’amministrazione di Matteo Renzi ha incassato 24 milioni nel 2011 e ne prevede 125 milioni in tre anni. Può darsi che non tutto trovi un acquirente, cosa che costringerà a rinviare qualche opera pubblica in programma. Vi sembra un così grave problema? Beh, vi svelo un segreto: c’è la fila degli amministratori che problemi come questo vorrebbe averne. E invece devono fare i conti con buchi veri, sulle entrate correnti. Altro che balle. Fin qui, ancora bravo Renzi.

Infine, i mutui. I comuni possono farli solo per pagarci opere pubbliche durature e solo se le spese annuali per rimborsarli non superano il 4% delle entrate correnti totali. Durante il mandato di Matteo Renzi, lo stock di debito sarebbe cresciuto di 90 milioni, in parte destinati alla nuova tramvia. La critica è che in un paio d’anni sarà raggiunto il tetto del 4% e non si potranno più fare altri mutui. Ora, poiché dove il bilancio lo faccio io, il debito totale lo abbiamo ridotto del 20%, potrei anche dire che non va bene. Ma direi una stupidaggine. Intanto perché, se fai un mutuo per finanziare un’opera importante per riorganizzare la circolazione in una grande città d’arte, probabilmente hai fatto il tuo dovere. Poi perché molti comuni sono già da tempo oltre la fatidica soglia del 4%, per scelte di indebitamento accumulate negli anni e nei decenni. Tralasciando quelli che sotto il peso degli interessi rischiano di rimanerci schiantati – e non sono pochi – quelli che hanno ancora qualche margine per indebitarsi sono assai pochi. Per dire, alla fine dello scorso anno, in molti mi consigliavano di “fare tutti i mutui che puoi entro fine anno, perché dal prossimo anno entra in vigore il nuovo tetto e non si può più”. Ecco, forse in molti posti da quest’anno non si può più. Ma si può a Novi Ligure. E si può a Firenze. Fin qui – e siamo in fondo – bravo Renzi.

Poi magari – a voler parlare di capacità, di buon governo e di gestione seria dei bilanci pubblici – potremmo allargare lo sguardo. Nello spazio e nel tempo. Chi ne avesse voglia, potrebbe raccontare qualcosa su come stanno e sono state gestite le finanze di città come Roma o Torino, come ci si è indebitati e perché, quando e sotto quali governi.

Se ne abbiamo voglia – nelle pause tra un esame del sangue e l’altro a Matteo Renzi – facciamo un giro tra i nostri amministratori della generazione precedente e vediamo quanti ne troviamo più capaci - e intenzionati - a gestire in modo oculato e lungimirante il loro pezzo di finanza pubblica. Sennò va a finire che il debito pubblico lo abbiamo fatto noi, che a metà degli anni ’80 facevamo la quinta elementare.

In fin dei conti, a parlar di soldi, fai venire fuori la verità. E forse, se non altro per carità di Patria, è meglio lasciar perdere. Diciamo solo una cosa, per concludere, a chi pensa di far fuori quel signore dandogli dell’incapace e del cattivo amministratore, senza prima guardarsi attorno: Think again, please.

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