sabato 1 settembre 2012

Ci voleva Casini


Ci voleva Pierferdinando Casini. Uno che ti arriva “qui”, o meglio lì... vabbé alla Festa Nazionale del Pd di Reggio nell'Emilia, come ospite d'onore. E ti fa la figura di quegli amici un po' fracassoni che non sanno né parlare né tacere. E ti rovinano la cena. 
Per dire, uno che entra e si mette a far battute sul cugino eccentrico: “Mi preoccuperei se volesse rapporti più stretti con me...” e dà di gomito allo zio, chiedendosi perché nessuno rida. 
Uno che, mentre il nonno bofonchia qualcosa di incomprensibile, si mette a raccontare di quando lui, il nonno, gli ha parlato male dei nipoti. Che sono scemi e c'è da vergognarsi a mandarli in giro. “E ve lo vedete voi D'Alema che sostiene Renzi, se quello vince le primarie?”. Che io dico, c'è sempre di peggio, tipo vederlo fare il ministro degli esteri.
Sembra il pranzo in campagna nel Sorpasso. Che però lì, a dire sconcezze e verità scomode, c'era Gassman, non il portaborse di Forlani, ex gemello diverso di Mastella e... e il resto del curriculum lo ha scritto Civati, meglio di come saprei fare io. Non serve ripeterlo. E poi, lì i commensali erano in imbarazzo, mica gli battevano le mani.
Si respira proprio un bel clima da queste parti. Gli alleati-non-proprio-alleati vengono a casa nostra a spiegarci che, se Matteo Renzi vince le primarie, il Partito di spacca. 
Ci sono dirigenti che fanno a gara per raccontare che, se vince Renzi, loro mica si sentono rappresentati. E magari se ne vanno. E scusate, ma chi ha detto che le primarie non sono un congresso, non servono per decidere chi comanda nel Pd, ma per scegliere il candidato premier? La coerenza.... E comunque, ditelo più forte. Che se minacciate di andarvene, purché facciate sul serio, date una mano. A Renzi, s'intende.
Giustamente, Pippo Civati scrive che “Fanno i rottamatori, alla rovescia, stile Ugolino”.
Ma quello, almeno, i figli li mangiò per fame. Vergognandosi anche. Qui pare che tutto – in primo luogo il sacrosanto diritto a un altro giro sulla giostra – possa più che 'l dolor. E poi, qui Ugolino non è rinchiuso da nessuna parte, va d'accordo con l'Arcivescovo Ruggieri e con lui si spartisce le misere carni.
Ho pensato questo: lassù nella torre, tra figli e nipoti, Dante ne conta almeno cinque. Cinque giovanotti, baldi e in salute. Se si mettono d'accordo, non c'è partita, né per il Conte né per l'Arcivescovo. Pensare alle primarie, mettendo da parte ciò che divide e mettendo insieme ciò che conta davvero. Gli altri lo fanno, per mantenere il potere. Noi dovremmo farlo, per cambiare le cose. Un intento più nobile, ma soprattutto necessario, per il bene del Partito e dell'Italia.

L'alternativa? Farsi mangiare. Uno per volta.

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