giovedì 23 agosto 2012

Poveri turchi



Ho letto che Peppino Caldarola (già direttore de L'Unità) ce l'ha coi "giovani turchi" (Orfini, Fassina, Orlando, per citare solo i membri della segreteria nazionale). Perché vogliono fare i ministri e non se lo meritano.
Dice più o meno questo: intanto fanno i giovani, ma hanno quarant'anni. Inoltre, sono dove sono perché i "vecchi" ce li hanno messi, facendoli passare davanti ad altri più bravi. Scrive proprio "più talentuosi" e io mi chiedo se l'aver promosso giovani incapaci, invece di quelli bravi, non sia ragione sufficiente perché i suoi coetanei si tolgano di mezzo. Magari, dopo aver chiesto scusa. Ancora, i giovani turchi non hanno mai fatto un cazzo nella vita (ok, Caldarola non scrive "cazzo", ma il senso è quello...).
Mentre i "vecchi" si sono forgiati in dure battaglie politiche... Tipo: far fuori l'invincibile Occhetto, le riforme con la Bicamerale, mandare a casa Prodi due volte e due volte perdere le elezioni. Vien voglia di sorridere, ma c'è di che piangere.
In poche parole, non basta nemmeno essere un giovane turco, "iscrittosi giovanissimo alla direzione nazionale...", impegnato da tre anni ad estirpare la malapianta rottamatrice... Non basta essere quelli che il problema è sempre un altro, che in Parlamento puoi starci anche mezzo secolo che a noi non importa. Non basta avere tre narici e starsene bene allineati e coperti dietro una sbiadita riproduzione del Quarto Stato.
Proprio quella che ritenevano una virtù - il conformismo e la fedeltà al gruppo dirigente attuale - oggi viene loro rimproverato. E questo perché si azzardano a chiedere, in perfetta continuità con la loro linea, di entrare come ministri nel futuro Governo Bersani.
Quelli che si sono forgiati nelle grandi battaglie - hanno fatto il '68, mica pizza e fichi... - quelli che li hanno presi per mano e portati ai vertici del Partito, non hanno intenzione di farsi da parte. E loro, i giovani turchi, se ne stiano bravi. Sennò va a finire che dovranno trovarsi un lavoro.
C'è una lezione da trarre da questo triste dibattito? A me pare di sì. E con buona pace di quelli che "il problema non è la carta d'identità" è sempre la stessa: questi non si schiodano, se non li si caccia. Mettersi in coda per il proprio turno non serve a niente: alla fine, ti daranno dello scemo e ti metteranno da parte, se provi a salire sulla giostra anche tu.
Per i giovani turchi è un crudele contrappasso. Per tutti gli altri una specie di monito, che le tentazioni e le lusinghe non mancano di certo... 
Per noi la conferma che il ricambio - oltre che necessario e urgente, se vogliamo provare a vincere le prossime elezioni e governare l'Italia - è una battaglia. Proprio perché esso, per l'attuale gruppo dirigente, non esiste neppure come remotissima opzione. E la conferma, anche, che questa battaglia richiede unità di forze, coerenza di proposta e profili personali adeguati. Per dire, gente che ai molti Caldarola pronti a chiedere "Cosa hai fatto nella vita?", possa rispondere: "Perché, tu cosa avrai ben fatto?"

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