domenica 26 agosto 2012

Il web. E Tata Lucia


Pierluigi Bersani ha invitato i "fascisti della rete" ad "uscire dal web" e venire "qui" a dirci certe cose. Dove per "qui" si intende la Festa Nazionale del Pd, iniziata ieri a Reggio nell'Emilia. 
Nella società della comunicazione, ogni frase conta. Soprattutto se la scrivi, la rileggi e poi la pronunci in pubblico. Non puoi spiegare - dopo - che c'è tutto un discorso e che si deve ascoltarlo per intero, senza limitarsi a un passaggio. Non puoi invocare "il contesto", specie se la frase è - volutamente - ad effetto.
Se non vogliamo liquidarla come una manifestazione di discutibile muscolarità (che facciamo, se davvero viene Grillo a darci degli "zombie" alle feste di partito? Lo prendiamo a pugni?), questa frase dobbiamo analizzarla come un dato culturale, capace forse di fare luce sul modo in cui il nostro Partito percepisce sé stesso e il proprio rapporto con la società.
La gente in carne e ossa, il popolo militante, vengono contrapposti a una realtà che da "virtuale" si finisce presto per liquidare come "irreale". Non autentica, quindi non vera.
Molte persone, non solo i più giovani, considerano il web la propria principale fonte di informazione. Molti lavorano sul web, non solo chi si occupa di internet, ma tanti "normali" lavoratori che operano materialmente su dati, numeri, informazioni in rete.
Molti condividono pezzi non insignificanti della propria vita in rete, creano relazioni, parlano, discutono. Di amicizia, di amore, di politica. Non sono un ristretto club di nerd sfigati. Sono la parte più dinamica e produttiva della società. 
La quale, tra l'altro proprio perché dinamica e produttiva, ha bisogno di strumenti di informazione e comunicazione che non prevedano prendere un pullman e recarsi a Reggio nell'Emilia per sentire cosa ha da dire Bersani. O dedicare un'ora ad ascoltarlo, per intero, su Radio Radicale.
Ricordo bene il senso di sconfitta di alcuni militanti, orfani delle discussioni in sezione sino alle tre del mattino, di fronte al prevalere della televisione come luogo del dibattito politico. E ricordo i danni che ha fatto l'attitudine, pedantemente pedagogica, con la quale abbiamo a lungo denigrato la tv "cattiva maestra" e arma del diavolo. Inteso come Silvio Berlusconi.
L'altra sera, in televisione, Tata Lucia imponeva a un bambino di undici anni la rinuncia ai social network - roba da grandi... - e gli organizzava, in cambio, una merenda con gli amichetti. Il bambino ne è stato contento.
Temo però che gli elettori, anche i nostri, abbiano mediamente più di undici anni. E si aspettino - anziché lezioni sulla "vera" comunicazione e sul "vero" confronto democratico - che i politici vadano a cercarli là dove sono e dove hanno deciso di stare, anche su internet. 
Il rischio è che in rete ci siano solo i 5 Stelle. Insieme a Obama e agli arabi che hanno fatto la rivoluzione, guarda un po', anche via facebook. Però questa volta non potremo fare come con Berlusconi, lamentandoci che il signore è proprietario di televisioni. Beppe Grillo non "ha" il web. A meno che non decidiamo noi di lasciarglielo. Già.

1 commento:

  1. In realtà pare che Bersani non abbia detto "fascisti del web", ma abbia parlato di linguaggio fascista. Questo non cambia i termini del problema, almeno sotto l'aspetto che ho voluto sottolineare.

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