domenica 11 dicembre 2011

Stipendi, vitalizi e qualità della democrazia

Sappiamo bene che, con questa legge elettorale, ci si può aspettare ben poco dal singolo parlamentare. Puoi contare sulla sua personale onestà, sul suo senso dello Stato, sulla sua voglia di essere ricordato come una persona per bene. Ce ne sono, non vi è dubbio. Ma il metodo di selezione favorisce la scelta dei peggiori: i voltagabbana ci sono sempre stati - tanto che dubito molti ricordino cosa sia una "gabbana" - ma in questo Parlamento hanno raggiunto l'apice del numero, della notorietà, della sfacciataggine.

Ma non è di questo che voglio parlare, anche perché rischio mi diano del demagogo. Vorrei discutere dei rimedi possibili a questa situazione e di ciò che si discute in questi giorni: stipendi e vitalizi.

Il vitalizio per i parlamentari, che non è una pensione, fu pensato per dare forza al principio costituzionale del mandato che si esercita senza vincolo. Il ragionamento era: se garantiamo al parlamentare di che vivere dopo la fine del suo mandato elettivo, egli sarà più libero dai vincoli di partito e potrà agire secondo coscienza, perché non dipenderà economicamente dalle decisioni di altri.

Il problema sorge quando chi si propone di condizionare le scelte di un parlamentare abbia argomenti ben più "convincenti" rispetto al vitalizio. Penso alle cifre a cinque o sei zeri di cui si è parlato nei mesi scorsi. Ma anche, più semplicemente, alla promessa di rielezione.

E qui veniamo alla questione dello stipendio, perché è proprio il valore elevato di quello stipendio ciò che rende appetibile - da un punto di vista strettamente economico - la scelta di vendere il proprio voto per restare in Parlamento. Allora, per fare le cose bene, si dovrebbe mantenere il vitalizio riducendo drasticamente lo stipendio, con tutti i suoi ammennicoli. Un parlamentare che non fosse più d'accordo col suo partito, potrebbe andarsene come un uomo libero. E non avrebbe troppi incentivi a starsene buono e zitto. Minore sarebbe anche l'incentivo a vendersi in cambio della rielezione.

Rilevo che il dibattito parlamentare sta andando nella direzione opposta: via i vitalizi, ma giù le mani dagli stipendi. Saranno contenti i padroni dei gruppi parlamentari. Saranno contenti anche i molti peones dell'una e dell'altra parte. Qualche uomo libero, lo abbiamo?

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