venerdì 16 settembre 2011

Scusate il ritardo

Scusate il ritardo. Non ho avuto molto tempo, tra la ricerca di un posto dove vivere e qualche viaggio avanti e indietro. Fai un bel po’ di tangenziale e tutta la Milano-Serravalle e ti chiedi se sei scemo tu, che il massimo della manovra o dei giochetti su quell’autostrada è fermarti per pagare il pedaggio. Vabbé, meglio lasciar perdere.
Anche perché, parli con chiunque e capisci una cosa sola: la finanziaria fa schifo a tutti. Ed è una tragedia.
Che non piacesse a nessuno c'era da aspettarselo. Se devi  "trovare" 40 miliardi e qualcosa  è difficile che la gente, poi, sia contenta. E poi siamo in Italia, dove non è certo facile accontentare la “gente”. Ma c'è qualcosa di più: nessuno ci crede, nessuno si fida. Molti pensano che non risolverà il problema. E questo dice qualcosa sull'opinione che i cittadini hanno, ormai, della politica.
Però la manovra è anche una tragedia. Per quello che c'è, ma soprattutto per ciò che manca. Diciamo una cosa semplice: se aumenti le tasse, deprimi la crescita, anche se riduci il deficit. Ma ridurre il deficit o anche azzerarlo non fa diminuire il debito pubblico. E se diminuisce il Pil, cioè la crescita - a parte le altre implicazioni non proprio entusiasmanti - aumenta il rapporto tra debito e Pil: esattamente ciò che ci tira addosso la speculazione.
Questo circolo vizioso funziona qualunque tassa aumenti. Dovresti invece diminuire la spesa. E qui vengono i problemi, perché il partito della spesa ha le iscrizioni sempre aperte. Ed è del tutto bipartisan.
In effetti, nonostante gli sforzi di alcuni a partire dal mio amico Enrico Morando con la sua battaglia in parte vinta sulla spending review, la discussione di questi giorni si è concentrata su quali tasse aumentare. Non è questione da poco, specie se aumentano l'Iva invece di tassare i mega patrimoni di chi non ha mai pagato le tasse. Non è questione da poco, ma non basta. Soprattutto se la situazione è tanto tragica.
Tagliare la spesa e liberare l'economia. Sono questioni sulle quali si incrociano i due principali problemi della politica italiana: rimettere in ordine i conti senza ammazzare l'economia e recuperare un po' di credibilità agli occhi dei cittadini.
Perché quando si parla - davvero - di risparmiare e di fare le liberalizzazioni, si tocca un nervo scoperto. Che fa male a chi deve rinunciare a qualcosa, ma prima ancora a chi non sta nell'elenco dei privilegiati. A chi da una pubblica amministrazione grande, grossa e inefficiente non ha nulla da guadagnare.
Lo dico da un pezzo: conta sino a un certo punto quanto si spenda per la casta: i vitalizi, gli stipendi d’oro, i privilegi. Questo rende meno credibile, talvolta odiosa, la politica. Ma ciò che è più grave, questa situazione produce e mantiene in vita un sistema inefficiente, che spreca molto di più di quanto non guadagni chi lo dirige. E blocca lo sviluppo.
Ho letto un’analisi sulla miriade di aziende pubbliche locali. Che al Sud si distinguono per spese di personale spropositate. E al Nord sono invece capaci di moltiplicare le poltrone e i conseguenti gettoni. E ho letto i numeri di un sistema pensionistico che - semplicemente - non si regge in piedi. Ma nessuno lo dice. Si potrebbe continuare l'elenco. Una teoria di disgrazie e mancati rimedi che vale per tutto. E per tutti. Bisogna piantarla lì. Spendere meno e dare al mercato - non quello cattivo degli speculatori, ma quello buono di quei matti che ancora provano a produrre qualcosa in Italia - un po' di respiro.
Sarà capace il Pd a fare una proposta del genere? E soprattutto, sarà capace di farla vivere nelle opinioni e nei comportamenti di tutto il suo gruppo dirigente, a livello nazionale come locale? Guardando come viene trattato l’argomento, ho i miei forti dubbi. Tutto va bene e tutto fa brodo per criticare la manovra. E questo è fin comprensibile. Ma il faro è e resta sempre lo stesso: la spesa non va ridotta. Si tratti di comuni, di province, di pensioni, di ospedali, di tribunali, di società pubbliche o di qualunque altra cosa. La spesa non va ridotta. L’accusa di tagliare per “fare cassa” resta la critica più ripetuta e lapidaria che venga mossa, non solo a questa manovra, ma a qualunque proposta di riduzione della spesa pubblica.
Penati o non Penati, se non affrontiamo questo problema, arriveranno davvero i poteri forti. Diranno di avere la ricetta pronta per cambiare l’Italia e spazzeranno via tutto, sia il cattivo che il buono della politica e dei partiti.

2 commenti:

  1. Germano, è realistica quanto amara questa tua riflessione. Vorrei farmi commissariare dai tedeschi. Che suona sinistro se pensi alla nostra storia, ma in fondo sarebbe la conclusione naturale di un anziano ducetto che le folle hanno acclamato perchè incarnava i peggiori difetti dell'italiano medio e ci faceva sentire tutti migliori di lui e meno meschini. E l'unica cosa che funziona in Italia è la rimozione.

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  2. Lara, un anziano ducetto preceduto da un paio di governi Facta. Ora aspettiamo Badoglio, che l'8 settembre è già passato. Sì, forse è meglio tornare ad essere un'espressione geografica.

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