lunedì 13 marzo 2017

Macchietta rossa


Poiché vedo che uno dei filoni polemici più floridi, riguardo la tre giorni del Lingotto, è su Renzi che manca di rispetto a quelli che salutano col pugno chiuso e cantano bandiera rossa, ora vi racconto una storia. La storia comincia quando avevo dodici anni, facevo i caffè al Festival de L’Unità e c’era il Partito Comunista Italiano. Ho cominciato allora e ho proseguito per venticinque anni: nel PCI, poi nel Pds, nei Ds, nel Pd. Ho fatto molte altre cose, qualcuna anche importante. E ho continuato a fare i caffè.

In quei posti ho conosciuto molti militanti, più anziani di me e più anziani di chi oggi rispolvera gesti e canzoni del PCI. Quelli che ti dicevano, coi lucciconi agli occhi, “io sono sempre comunista”, anche quando sentivano Occhetto o D’Alema spiegare quanto fosse necessario allontanarci da una storia gloriosa, ma terminata. Quelli che, per fare un complimento alla tua integrità o solidità di giovane politico e amministratore, ti dicevano convinti: “Tu sei rimasto l’ultimo comunista!”

Li ho conosciuti e ho voluto loro bene. Ho rispettato, non per condiscendenza o per compassione, la loro nostalgia. L’ho rispettata perché era una nostalgia non priva di capacità autocritica, che partiva dall’assunto della diversità del comunismo italiano rispetto alla tragica esperienza del socialismo reale, ma non rifiutava di fare i conti con la Storia. Molti di loro, semplicemente, si erano messi di lato: non sentendosi protagonisti di quel tempo, lasciando fare ai più giovani. E continuando a montare e smontare feste dell’Unità e a cuocere agnolotti.

Quei compagni, i pochi che sono ancora tra noi, hanno almeno novant’anni. Chi oggi di anni ne ha settanta, ha fatto la Bolognina da quarantenne. Chi è più giovane è arrivato allora, o dopo. Sciogliere il PCI è stato il loro primo atto politico da adulti: una delle poche cose buone che hanno fatto nella loro vita, anche se in modo incompiuto e contraddittorio.

Per questa semplice ragione, nessuno di loro ha oggi titolo per pretendere lo stesso rispetto - e nemmeno la medesima condiscendente tolleranza che hanno riservato per trent’anni ai più anziani nostalgici - se si mette a cantare bandiera rossa o a salutare col pugno chiuso, come atto politico e rivendicazione di identità.

Sono quello che appaiono: macchiette. E se si offendono, pazienza.

lunedì 27 giugno 2016

In teoria ci sarebbe una speranza

per il Regno Unito di uscire da questa crisi in modo onorevole. Basterebbe che il Labour sapesse schierarsi dalla parte di chi considera il "leave" un tragico errore, disegnando una prospettiva alternativa a quella di UKIP e della prossima, necessariamente "leaver", leadership dei Tories. 

Il Labour potrebbe mettersi alla guida del fronte del "remain" e potrebbe persino vincere le elezioni, contro due avversari che si spartirebbero il voto dei "leavers".

Ma il Labour di Corbyn, così come non ha saputo e voluto combattere fino in fondo la battaglia pro "remain", non è oggi in grado di assumere la leadership di quel fronte. 

Il perché lo ha spiegato oggi lo stesso Corbyn. Nella sua dichiarazione in difesa (https://www.facebook.com/JeremyCorbynMP/posts/10154332675153872), dopo le dimissioni di mezzo vertice Labour, c'è una frase-chiave riguardo alla linea del partito in vista dell'uscita dall'UE. È questa: "Labour will now ensure that our reform agenda is at the heart of the negotiations that lie ahead. That includes the freedom to shape our economy for the future and the necessity of protecting social and employment rights". Uscire dall'UE, offre al Regno Unito la libertà di dare forma all'economia: una sorta di benedizione. Il Regno Unito, libero dai lacci europei, tornerà a prima della caduta, a quando i laburisti erano al governo e facevano le cose di sinistra. Prima, molto prima di Blair, s'intende.

In queste condizioni, persino Boris Johnson - che non è esattamente la Thatcher - vincerà a mani basse. Old Labour, Old Danger... E comunque, date le premesse, vista da qua, dall'Europa, anche un'improbabile vittoria di questo Labour non autorizzerebbe a nessuna maggiore speranza, per noi come per loro.

sabato 25 giugno 2016

E ora chi glielo spiega...

ai grillini che per via della Brexit, da ottobre il Regno Unito avrà un premier non eletto dal popolo? Condividi!!!1!!1!!!11!!! Vergonia!!!!1!111!!!

in viaggio con Manubrio